Teodato. La caduta del regno ostrogoto d'Italia
Massimiliano Vitiello - 21 Editore, 2017
Educato
in filosofia platonica anziché nell'arte della guerra, Teodato non
faceva parte dei piani di successione di Teodorico. La sua nomina
inattesa a coreggente da parte di Amalasunta, sua cugina, lo trascinò
negli intrighi della corte gotica. Teodato avrebbe presto cospirato con i
nemici della regina per liberarsi di lei, con cui non era mai stato in
buoni rapporti. Tuttavia, una volta sul trono d'Italia, le sue carenze
in materia politica e militare lo resero un re inefficiente e
pericolosamente incompetente. Sconfitto dall'imperatore Giustiniano,
Teodato venne presto assassinato e il suo popolo lo rimpiazzò con un re
guerriero. In questo libro, Massimiliano Vitiello esplora rigorosamente
l'immagine di Teodato e ne ricostruisce la biografia nel complesso
quadro della diplomazia e degli intrighi politici del sesto secolo d.C.
Ritraendo la figura tragica di un sovrano incapace, il cui breve regno
accelerò la fine dell'Italia ostrogota, l'autore fa luce sulla vita di
Teodato e sulle dinamiche politiche del mondo mediterraneo di quel
periodo. Teodato era il figlio di Amalafrida, la sorella del re
ostrogoto Teodorico. Nacque in casa di suo zio in Mesia o forse nei
Balcani probabilmente sul finire degli anni '80 del V secolo. Trascorse
la sua giovinezza al palazzo di Ravenna, dove ricevette un'educazione di
tipo tradizionale romano, appassionandosi di lettere e di filosofia
platonica. Sebbene appartenesse alla dinastia degli Amali, non venne mai
preso in considerazione per il trono d'Italia, che Teodorico nel 526
lasciò all'appena decenne Atalarico, il figlio di sua figlia Amalasunta.
Tuttavia, non appena otto anni dopo il giovane re morì, Teodato venne
chiamato a corte da sua cugina, la quale lo nominò coreggente. Non
contento di regnare con pari poteri insieme ad Amalasunta, verso la
quale serbava vecchi rancori, e fomentato dalla fazione gotica ostile
alla regina, Teodato si liberò presto di sua cugina, deponendola e poi
mandandola in esilio su un'isoletta nel lago di Bolsena. Qui poco tempo
dopo venne assassinata. Macchiandosi di tale delitto, Teodato aveva
compromesso la sua immagine di sovrano di fronte ai Romani e Giustiniano
trovò in questo episodio il pretesto per iniziare la guerra di
annessione al suo impero del regno ostrogoto d'Italia. Sconfitto
ripetutamente dall'esercito di Belisario in avanzata, Teodato venne
deposto dal suo popolo in armi, che elesse re il guerriero Vitige. Poco
dopo sarebbe stato assassinato dai sicari del nuovo re.