L'autonomia tributaria delle regioni a statuto speciale e delle province autonome
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All’evoluzione
dell’autonomia finanziaria del regionalismo italiano è dedicata la
prima parte di "L'autonomia tributaria delle regioni a statuto speciale e
delle province autonome", volta a ripercorrerne brevemente il
tormentato cammino e ad analizzare i principi fondamentali che
delimitano e regolano la disciplina applicabile alle Regioni ordinarie, i
cui cardini sono rintracciabili nel divieto di doppia imposizione, nei
principi di territorialità e continenza, nella ripartizione delle
compartecipazioni sulla base del criterio del maturato e nel principio
del contenimento della spesa pubblica; quest’ultimo rappresenta un
autentico “principio di sistema” sul quale si fonda l’intero disegno di
riforma dei rapporti finanziari tra Stato e Regioni. Ciò che emerge
descrive un’autonomia impositiva estremamente depotenziata stante la
primazìa statale nella scelta dei presupposti e il ruolo portante
assunto dalle risorse devolute. Il contesto di riferimento col quale le
autonomie differenziate devono inderogabilmente misurarsi, si completa
con uno sguardo al diritto comunitario e ai vincoli che sia
l’integrazione “positiva” che quella “negativa” oppongono alle spinte
centrifughe delle autonomie territoriali sul versante della potestà
impositiva. In particolare, la parte seconda del presente lavoro è
dedicata a tratteggiare le libertà fondamentali in materia di
circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali, al principio di
non discriminazione e al divieto di aiuti di Stato, nonché alle
indicazioni che il test di autonomia può offrire agli enti infra-statali
per calibrare i possibili margini di intervento sia in materia di
tributi propri che di agevolazioni. Inoltre, sono analizzati alcuni dei
modelli giuridici comparati di autonomia finanziaria rinvenibili nelle
principali esperienze europee al fine di cogliere possibili spunti di
confronto con il caso italiano.