
Tra
 le ragioni diverse che inducono molti a parlare oggi di una crisi della
 democrazia rappresentativa, vi è anche quella delle difficoltà che 
incontrano le classi dirigenti dei Paesi democratici a comprendere e 
guidare un sistema globale cambiato negli ultimi anni in maniera 
profonda. L'insoddisfazione dei cittadini nei riguardi delle élite, che 
si manifesta anche con il diffondersi di movimenti definiti a volte in 
maniera generica "populisti", spinge al confronto con sistemi autoritari
 che privilegiano il risultato dell'azione di governo piuttosto che il 
processo di partecipazione democratica che storicamente lo accompagna. 
Sistemi che, specialmente nei Paesi asiatici come Cina e Singapore, si 
fondano su una radicata cultura meritocratica. Il libro vuole verificare
 l'assunto secondo cui tanto è più forte la democrazia quanto migliori 
sono le strutture amministrative che coadiuvano la politica. E, quindi, 
quanto minore è l'influenza della politica su tali strutture. Dalla 
Germania agli Stati Uniti, dall'Italia alla Francia, dalla Gran Bretagna
 al Giappone, dalla Cina a Singapore, viene quindi esaminata la nascita e
 lo sviluppo delle classi dirigenti amministrative, il loro rapporto con
 la democrazia e la politica, il loro fondarsi o meno su criteri di 
merito, e le conseguenze che una loro troppo stretta dipendenza dalla 
politica provoca sulla capacità di resistenza della stessa democrazia.