Burocrazia. Perché le regole ci perseguitano e perché ci rendono felici
Siamo
sommersi dalle scartoffie. Bollette, multe, moduli per l'iscrizione in
palestra: è l'età della burocratizzazione totale. Ma come ci siamo
arrivati? Di solito si pensa che la deregolamentazione sia un
cambiamento positivo: meno lungaggini e meno regole che soffocano
l'innovazione, il commercio e l'iniziativa individuale. E invece le
riforme volte alla liberalizzazione del mercato e alla riduzione della
burocrazia incrementano esponenzialmente le norme da interpretare, i
moduli da riempire e le code da sopportare. La cultura
burocratico-aziendale ha progressivamente invaso gli uffici pubblici, le
università, ogni ambito della vita quotidiana. Il potere pubblico si è
alleato con l'interesse privato e si è fatto strumento di un sistema
sempre più arbitrario, che usa la lingua della razionalità e
dell'efficienza per nascondere obiettivi irrazionali: estrarre ricchezza
per il profitto dei privati. Ma c'è un problema ulteriore: perché le
regole ci attraggono? I rapporti burocratici - freddi, meccanici e
impersonali - sono anche facili e prevedibili, e ci offrono
l'opportunità di sperimentare situazioni in cui tutta la complessità
della vita vengono spazzate via. Il motivo nascosto del fascino della
burocrazia è la paura della libertà. Come immaginare, dunque, una
società davvero libera? In questo libro, Graeber spiega le ragioni della
nostra ambiguità nei confronti della burocrazia e delle regole a cui
non riusciamo a sottrarci nonostante la loro evidente stupidità.