Il silenzio della tortura: contro un crimine estremo
"La
sfida di questo libro è definire la tortura nella sua autentica natura,
perché soltanto così è possibile ampliare lo spettro degli argomenti a
favore della sua condanna e capire di che cosa c'è bisogno perché coloro
che hanno subito torture possano riacquistare col tempo la salute, la
capacità e il desiderio di riallacciare rapporti con il mondo: con gli
altri e con la propria stessa storia di vita. Un veto coerente sulla
tortura comporta la sua pubblica condanna, un divieto socialmente
condiviso e preteso nei riguardi di ogni politica che più o meno
direttamente vi faccia ancora ricorso. Fuori discussione è qualsiasi
ipotesi di rilegalizzazione della tortura da parte di comunità fondate
su concetti democratici di diritto e di autorità. Altrettanto
ineludibile appare la traduzione giuridica delle ragioni di un divieto
senza eccezioni, attraverso l'introduzione del reato di tortura in ogni
Stato di diritto. Se si riconosce la natura della tortura e se non se ne
banalizza strumentalmente la gravità, si comprenderà che non ci si può
dire democratici senza al tempo stesso accettare che una fattispecie
penale ne punisca il crimine. Questo libro cerca di offrire il proprio
contributo al progetto di una società più giusta, perché non più
disposta ad accettare una violenza brutale ed estrema, ancora oggi
troppo tollerata".