La tortura in Italia: parole, luoghi e pratiche della violenza pubblica
La
tortura è un crimine contro la dignità umana. Eppure non ovunque e non
sempre è proibita. La sua interdizione legale è tutto sommato storia
recente. Forse anche per questo assistiamo a frequenti smottamenti. E
non è un caso che con l'11 settembre del 2001 ci si sia spinti fino a
riproporne la legittimità. Con la progressiva riduzione della sovranità
economica e politica degli Stati, assistiamo a un paradossale
rafforzamento del loro potere punitivo che man mano si fa arbitrario e
indifferente al sistema costituzionale e internazionale dei diritti
umani. Come se la "sanzione punitiva" fosse l'unica prerogativa statuale
rimasta. Da cui una diffusa impunità dei torturatori, che ha le proprie
premesse nella necessità di segnare la vittoria del potere politico su
tutto il resto. Costruito a partire dalle "parole chiave" che
scandiscono l'universo della tortura, questo libro si propone come
un'analisi della violenza pubblica intrecciata a quella dei concetti,
delle norme e delle vicende individuali. La tortura non si consuma
unicamente quando una persona è sottoposta a sofferenze e la sua pratica
spesso non è riconducibile all'arbitrio di un "eccesso" di potere o a
uno stato di eccezione. Per questo occorre allargare lo sguardo al
sistema complesso che la produce, che la promuove, che la protegge.
Prefazione di Eligio Resta. Postfazione di Mauro Palma.