
"Assai
di frequente in Italia la pubblica amministrazione è stata considerata
più un fattore di handicap che l'elemento portante della modernizzazione
del Paese. Una macchina burocratica lenta e costosa comporta, infatti,
da un lato, oneri insostenibili per la finanza pubblica e, dall'altro,
si riverbera in una mancata crescita, se non addirittura perdita, della
capacità di competere. Il cittadino e le imprese incontrano (e si
scontrano) quotidianamente con la pubblica amministrazione, a cui
chiedono soddisfazione dei propri bisogni: tradizionalmente, gli
interlocutori più prossimi agli stakeholders sono Regioni, Province,
Comuni ed altre Autonomie locali diversissime tra loro per grandezza,
collocazione, popolazione, storia e tradizioni amministrative. A tali
soggetti la Carta Costituzionale, riformata nel 2001, ha riconosciuto
pari dignità rispetto allo Stato ed un ampio livello di autonomia nella
scelta dei propri indirizzi e percorsi per soddisfare le domande,
diverse e mutevoli, cui i consociati chiedono sia data una risposta
«efficiente, efficace ed economica». La soluzione per tali istanze
avviene attraverso le risorse umane. Infatti, se il lavoro è
"normalmente" strumento di organizzazione dell'impresa, ancor di più
tale elemento si coglie per le pubbliche amministrazioni, ove il
lavoratore incarna esso stesso l'amministrazione ed il munus pubblico
che esercita." (Dalla premessa)