La transazione costituzionale della Bosnia ed Erzegovina
Dall'ordinamento imposto allo Stato multinazionale sostenibile
Woelk Jens - CEDAM, 2008
Woelk Jens - CEDAM, 2008
Il lavoro di Jens Woelk analizza il processo di transizione
costituzionale della Bosnia ed Erzegovina come un caso paradigmatico e
esemplare, per la complessità delle sue vicende, nel più ampio contesto
dell’area dei Balcani occidentali. La ricerca muove dal ruolo del
principio pluralista nella transizione costituzionale, soprattutto sotto
i profili territoriale e socio-culturale.
Nell’analisi del processo di transizione costituzionale nel caso
bosniaco, si possono distinguere tre fasi principali: ad una prima fase
di attuazione dell’Accordo di Dayton segue una seconda fase
“correttiva”, caratterizzata dagli interventi della Corte costituzionale
e dell’Alto Rappresentante della Comunità internazionale.
Successivamente, nella terza fase è soprattutto l’obiettivo
dell’integrazione europea a determinare il passaggio ad una maggiore
responsabilità bosniaca e a richiedere l’aggiustamento dei delicati
equilibri dell’ordinamento imposto.
Di conseguenza, le domande principali emergenti dall’analisi delle
difficoltà del caso bosniaco nella creazione di un ordinamento
multinazionale sostenibile per uno “Stato senza nazione” sono se – e
come – sia possibile arrivare ad una “normalizzazione” in termini etnici
e quali siano i contrappesi e i bilanciamenti necessari per garantire
il rispetto della diversità e di una certa “laicità etnica”,
relativizzando quindi, sotto il profilo istituzionale, il fattore
etnico.
L’azione di attori esterni e internazionali ha fortemente
caratterizzato e condizionato i processi di transizione nell’intera area
balcanica: il lavoro verifica pertanto la tenuta e l’applicazione dei
concetti fondamentali della Western legal tradition di fronte
alla situazione peculiare dei Balcani occidentali, e a quella di
ricostruzione postbellica della Bosnia ed Erzegovina in particolare.