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venerdì 13 dicembre 2013

Sezione Diritto e Società

Retoriche dei giuristi e costituzione dell'identità nazionale

Retoriche dei giuristi e costituzione dell'identità nazionale


A cura di: G. Cazzetta



Nei discorsi dei giuristi le celebrazioni retoriche dell'appartenenza e le costruzioni dei nessi tra diritto e legge statale permettono di seguire il tormentato passaggio dalle patrie regionali allo Stato unitario e di cogliere la costruzione e la legittimazione di istituzioni, leggi e giurisprudenza nel Regno d'Italia. Raccordando presente e passato e prospettando il futuro, la retorica dell'appartenenza tende a uniformare contenuti spesso diversi tra loro: il richiamo al diritto "veramente italiano" ora celebra la perfetta unione tra nazione e Stato, ora reclama il compiersi del destino manifesto della nazione. La rappresentazione identitaria diviene più esplicita ma non più univoca: la legittimazione del nuovo Stato unitario ha bisogno di storia e di tradizioni, ma la definizione dell'italianità della storia del diritto offre un passato dai tratti mutevoli. Dopo la prima guerra mondiale nazionalismo e fascismo impongono un quadro unitario fondato sull'identità razziale e sulla cancellazione di ogni divergenza tra politica e diritto. La retorica identitaria assorbe e falsa i miti risorgimentali e vede il diritto fascista come culmine della storia nazionale. I giuristi non sembrano porre alcuno schermo allo Stato e alla politica fascista, se non per rivendicare sommessamente le caratteristiche della loro ricostruzione tecnica. Nel dopoguerra, sarà questa fragile "barriera formale" a essere usata dai giuristi per affermare l'identità italiana non travolta dal fascismo.