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lunedì 23 luglio 2012

Bande giovanili e «vizio nefando»
Violenza e sessualità nella Roma barocca
Marina Baldassari

  
L’ambiente è la Roma del Seicento: piazze, vicoli, osterie e, in particolare, i luoghi isolati, come orti e vigne, o gli argini del Tevere. I protagonisti sono bande malavitose, formate per lo più da adolescenti, caratterizzate da un alto potenziale di violenza. Il reato di cui si macchiano è, soprattutto, il «vizio nefando»: la sodomia; un reato contro il quale si scagliano con estrema severità gli organi di governo cittadini.
Gli atti del tribunale Criminale del Governatore di Roma sono il punto di partenza della ricerca. Attraverso i racconti delle vittime, le difese degli inquisiti, le deposizioni dei testimoni, le segnalazioni dei birri e le dichiarazioni dei chirurghi, le indagini processuali mettono in luce una realtà multiforme e variegata: un aspetto poco noto della Roma barocca.
I processi esaminati rivelano quanto fosse diffusa la sodomia e le modalità, ricorrenti, che coinvolgevano i protagonisti. Si tratta per lo più di individui appartenenti agli strati più poveri della società, tra cui un alto numero di bambini e adolescenti, chiamati in causa come vittime o imputati, per i quali la strada diventa il luogo primario di esperienze di vita, in una fitta rete di amicizie e di incontri omosessuali. È in questo contesto di ambiguità, emarginazione e violenza che prende corpo e prospera il vizio della sodomia e, in parallelo, l’intransigente reazione dei tribunali le cui sentenze sono, il più delle volte, la pena di morte per i colpevoli.