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giovedì 8 aprile 2010

Nuovo arrivo

Collana 'Habermasiana'


1 -
Ingeborg Maus
Diritti umani, democrazia e organizzazione globale
La teoria del formalismo giuridico sviluppata da Ingeborg Maus postula una indeterminazione materiale di libertà ed eguaglianza che solo il processo di positivizzazione compiuto dell'autolegislazione democratica della cittadinanza può concretizzare. Pur condividendo i princìpi del positivismo democratico di Habermas, Ingeborg Maus vede il processo di globalizzazione in una luce più pessimistica. Habermas e Brunk­horst vedono nelle teorie di Kelsen e nella Carta ONU una costituzionalizzazione già operante del diritto internazionale (anche se tale costituzionalizzazione non basta a garantire la democrazia). Maus invece interpreta la Carta ONU come mero trattato pattizio. E tale deve rimanere – secondo lei – in assenza di una organizzazione giuridica adeguata a livello globale. Interpretare già oggi la Carta ONU nei termini di una costituzione significa dare spazio all'imperialismo egemonico delle grandi potenze, che deformalizzano il diritto piegandolo ai propri interessi geopolitici. Ingeborg Maus è professoressa emerita di Teoria politica e Storia delle idee alla Wolfgang Goethe Universität di Francoforte. Ha studiato il giusnaturalismo democratico settecentesco, la rivoluzione conservatrice degli anni venti, la filosofia del diritto di Heller e di Carl Schmitt. Ha fatto parte del gruppo di lavoro promosso dalla "Deutsche Forschungsgemeinschaft" da cui sono nate opere come Fatti e norme di Habermas, Der Sinn für Angemessenheit di Klaus Günther, Kontexte der Gerechtig­keit di Rainer Forst. Tra le sue opere più importanti, oltre a una imponente produzione saggistica: Zur Aufklärung der Demokratietheorie (Frankfurt-Main 1992); Rechtstheorie und politische Theorie im Industriekapitalismus (München 1986); Bürgerliche Rechtstheorie und Faschismus (München 1980).
Indice:
1. Diritti di libertà e sovranità popolare. La riscostruzione habermasiana del sistema dei diritti.
2. Il Kant di Habermas.
3. Costituzione o Trattato. Per una politica mondiale della legalità e per una critica della teoria habermasiana della costituzionalizzazione internazionale.
2 -
Hauke Brunkhorst
La rivoluzione giuridica di Hans Kelsen e altri saggi
La rivoluzione giuridica del ventesimo secolo ha avuto successo ma è tuttora incompiuta. Invece della democrazia, abbiamo un costituzionalismo che blocca di fatto la realizzazione dei diritti umani e il mantenimento delle solenni promesse di eguaglianza. Sennonché Kant continua ad avere ragione: anche diritti umani malamente distorti sul piano organizzativo e ambiziose promesse di democrazia sono pur sempre diritto e non filantropia. Si tratta di qualcosa che – stampata nero su bianco nei testi delle leggi e delle costituzioni – non resta del tutto innocua e senza conseguenze: è qualcosa che può reagire" Hauke Brunkhorst è professore di sociologia all'università di Flensburg e coordinatore del master internationale "European Studies" delle università di Flensburg e Süd-Dänemark. Nel 2009-2010 professore ospite alla "New School of Social Research" di New York. Tra le molte opere, Der 18. Brumaire des Louis Bonaparte (Frankfurt-Main 2007); Solidarität. Von der Bürgerfreundschaft zur globalen Rechtsgenossenschaft (Frankfurt–Main 2002; trad. inglese: Solidarity: From Civic Friendship to a global Legal Community, Cambridge MA, 2005); Habermas (Philipp Reclam, Stuttgart 2006; trad. it. Habermas, Firenze University Press, Firenze 2008).
3 -
Thomas M. Schmidt
Discorso religioso e religione discorsiva nella società postsecolare
Come esseri razionali finiti, i cittadini credenti e i cittadini laici devono egualmente sforzarsi di credere (senza nessuna assicurazione trascen­den­te) che continui ad aver successo la necessaria scambievole traduzione tra le loro fondamentali intuizioni normative e le procedure razionali della scienza e della volontà civico-democratica". Thomas M. Schmidt (1960) è professore di Filosofia della religione nel Dipartimento "Katholische Theologie" alla Wolfgang Goethe Universität di Francoforte. Professore ospite alla St. Louis University (2001) e alla University of Washington (2004) di Seattle (USA). Nel 2009 Distinguished Visiting Fellow allo Helsinki Collegium for Advanced Studies. Socio dello "Excellenzcluster: die Herausbildung normativer Ordnungen" di Francoforte. Vicedirettore della Deutsche Gesellschaft für Religionsphilosophie. Tra le molte pubblicazioni: Vernünftiger Pluralismus, rationaler Glaube (Habilitationsschrift, 2000); Anerkennung und Absolute Religion (Stuttgart/Bad Cannstatt, 1997). In trad. it.: La coscienza religiosa e il concetto filosofico di Dio, in E. Bidese et alteri, a cura di, Il Dio della ragione e le ragioni di Dio (Albo Versorio, Milano 2009); Fede religiosa e argomenti secolari. Sulla razionalità delle convinzioni religiose nelle società pluralistiche, in G. E. Rusconi, a cura di, Lo stato secolarizzato nell'età postsecolare (Mulino, Bologna 2009).
Indice:
1. Giusnaturalismo e tavola dei comandamenti. La religione come fonte prepolitica dei diritti umani?
2. Discorso religioso e religione discorsiva nella società postsecolare.
3. Natura umana e manipolazione genetica. Su "Il futuro della natura umana" di Habermas.
4. Teologia postsecolare del diritto. Per una critica della "ortodossia radicale".
4 -
Ingeborg Maus
Diritti umani, democrazia e organizzazione globale
La teoria del formalismo giuridico sviluppata da Ingeborg Maus postula una indeterminazione materiale di libertà ed eguaglianza che solo il processo di positivizzazione compiuto dell'autolegislazione democratica della cittadinanza può concretizzare. Pur condividendo i princìpi del positivismo democratico di Habermas, Ingeborg Maus vede il processo di globalizzazione in una luce più pessimistica. Habermas e Brunk­horst vedono nelle teorie di Kelsen e nella Carta ONU una costituzionalizzazione già operante del diritto internazionale (anche se tale costituzionalizzazione non basta a garantire la democrazia). Maus invece interpreta la Carta ONU come mero trattato pattizio. E tale deve rimanere – secondo lei – in assenza di una organizzazione giuridica adeguata a livello globale. Interpretare già oggi la Carta ONU nei termini di una costituzione significa dare spazio all'imperialismo egemonico delle grandi potenze, che deformalizzano il diritto piegandolo ai propri interessi geopolitici. Ingeborg Maus è professoressa emerita di Teoria politica e Storia delle idee alla Wolfgang Goethe Universität di Francoforte. Ha studiato il giusnaturalismo democratico settecentesco, la rivoluzione conservatrice degli anni venti, la filosofia del diritto di Heller e di Carl Schmitt. Ha fatto parte del gruppo di lavoro promosso dalla "Deutsche Forschungsgemeinschaft" da cui sono nate opere come Fatti e norme di Habermas, Der Sinn für Angemessenheit di Klaus Günther, Kontexte der Gerechtig­keit di Rainer Forst. Tra le sue opere più importanti, oltre a una imponente produzione saggistica: Zur Aufklärung der Demokratietheorie (Frankfurt-Main 1992); Rechtstheorie und politische Theorie im Industriekapitalismus (München 1986); Bürgerliche Rechtstheorie und Faschismus (München 1980).
Indice:
1. Diritti di libertà e sovranità popolare. La riscostruzione habermasiana del sistema dei diritti.
2. Il Kant di Habermas.
3. Costituzione o Trattato. Per una politica mondiale della legalità e per una critica della teoria habermasiana della costituzionalizzazione internazionale.
5 -
Leonardo Ceppa
Il diritto della modernità. Saggi habermasiani
Né l'impegno volontaristico delle ideologie marxistiche, movimentistiche e cattoliche, da un lato, né l'empirismo metodologico delle scuole neo-illuministiche (Della Volpe, Abbagnano, Bobbio), dall'altro, hanno mai riconosciuto i vincoli universalistici della ragione pratica kantiana. Per un verso, si punta ancora sulla vecchia metafisica dialettica della storia, per cui la forza del negativo (della devianza, della protesta sociale, della trasgressione) produrrebbe automaticamente il progresso (in questo senso è ancora la lotta di classe a legittimare la democrazia e non viceversa). Per l'altro verso, qualunque pretesa di trascendenza normativa, universalismo pratico, fondazione razionale, è vista come dogmatica e reazionaria (in questo senso Bobbio diceva che compito dell'intellettuale è "seminare dubbi"). Insomma: la giustizia resta cognitivamente "insondabile" e praticamente affidata alla forza (invece che cognitivamente "inesauribile" e politicamente affidata alla democrazia) e i vincoli di legittimità restano "convenzionali" (castelli di carte soggetti ai venti della storia, invece che razionalmente fondati).
Parte prima.
Per un positivismo democratico
1. I contenuti etici della democrazia habermasiana.
2. Un saggio di Habermas su Löwith.
3. Il dibattito Denninger-Habermas sulla costituzione.
4. Diritto ostituzionale versus diritto egemonico.
Parte seconda.
Per un riformismo spregiudicato.
5. Lotte di riconoscimento nella società democratica.
6. La revisione di Habermas nella prefazione del 1990.
7. Recuperare le religioni per rilanciare la democrazia..
8..Senza religioni, niente democrazia.
Parte terza.
Il postmodernismo democratico (stat pro ratione voluntas).
9. Il nazionalismo umanitario di Thomas Mann.
10. I fondamenti del diritto: Günther versus Teubner.
11. Gunther Teubner: costituzionalizzare il politeismo.
12. L’affetto antimoderno di Michel Foucault.
6 -
Armin von Bogdandy e Ingo Venzke
In nome di chi? Giurisdizione internazionale e teoria del discorso
Noi siamo dell’idea che le corti internazionali non siano sufficientemente legittimate per funzionare come istituzioni che perseguono interessi comunitari né abbiano legittimazione sufficiente per essere considerate un momento della strategia di legittimazione per il potere pubblico di altre istituzioni, siano esse Stati o burocrazie internazionali. In quanto portatori di sovranità, anche le corti internazionali hanno bisogno – questa è la nostra convinzione profonda – di un’auto­noma giustificazione, che costituisca una garanzia secondo i criteri elaborati dalle teorie della democrazia. In modo acuto, Martti Koskenniemi afferma "It is high time that international adjudication were made the object of critical analysis instead of religious faith" (A. von Bogdandy, Ingo Venzke). Armin von Bogdandy è direttore dell’Istituto Max-Planck di Diritto Pubblico Comparato e Diritto Internazionale di Heidelberg e professore presso la Facoltà di Giurisprudenza della Goethe-Universität di Francoforte. Tra le ultime pubblicazioni: Europäisches Verfassungsrecht. Theoretische und dogmati­sche Grundzüge (insieme a Jürgen Bast, 2a ediz., Springer, Heidelberg, 2009). Ingo Venzke è ricercatore presso l’Istituto Max-Planck di Diritto Pubblico Comparato e Diritto Internazionale di Heidelberg. Tra le ultime pubblicazioni: Legal Contestation about 'Enemy Combatants': On the Exercise of Power in Legal Interpretation, in "Journal of International Law & International Relations" 5, 2009; International Bureaucracies in a Political Science Perspective - Agency, Authority and International Institutional Law, in "German Law Journal" 9, 2008.
INDICE:
I. Il problema in sintesi
II. La giurisdizione internazionale come esigenza centrale della politica di sviluppo progressivo del diritto internazionale
III. Il problema della giustificazione
A. Conoscenza e decisione
B. L’esercizio del potere pubblico
C. Il potere giudiziario senza un potere legislativo efficiente
1. Lo sganciamento del diritto dalla politica
2. L’argomento costituzionalistico
3. La frammentazione: un problema per la democrazia
IV. Approcci per affrontare il problema
A. Procedimento e politicizzazione: le forme della legittimazione
1. L’ineludibilità della questione democratica
2. Il procedimento
a. Pubblicità e trasparenza
b. L’intervento del terzo
c. Amicus Curiae
3. Politicizzazione
B. Indipendenza, imparzialità e scelta dei giudici internazionali
1. Indipendenza e imparzialità
2. Elezioni e foro democratico
3. Parlamentarismo sopranazionale
C. L’interpretazione sistemica: una strategia democratica?
V. Il ruolo degli organi costituzionali
VI. In nome di chi, dunque?
Postfazione di Enrico Daly
7 -
Mauro Piras
Pluralismo religioso e moralità democratica.Saggi du Rawls e Habermas
Le democrazie stanno facendo l’apprendistato del pluralismo. Questo però ci mette di fronte a un dilemma: come è possibile garantire il rispetto di culture diverse e, allo stesso tempo, dei diritti individuali? La proposta avanzata in questo volume è la seguente: sviluppare un’idea di democrazia liberale consapevole dei propri presupposti morali, ma allo stesso tempo capace di rendere questi presupposti inclusivi nei confronti qualsiasi cultura. Una fondazione morale della liberaldemocrazia è l’unico modo di confutare il luogo comune della “crisi del liberalismo”, addebitata al presunto “deficit morale” della democrazia liberale. Allo stesso tempo, questa fondazione non può portare a fughe in avanti verso improbabili “identità cristiane” o “valori occidentali”; deve muoversi nel terreno comune condivisibile da culture differenti. Queste tesi si appoggiano sul liberalismo politico di John Rawls, proponendone una interpretazione libera, nel confronto con altre posizioni teoriche, in particolare con un altro classico della filosofia politica contemporanea, Jürgen Habermas. Mauro Piras insegna Filosofia e Storia al Liceo “Gioberti” di Torino. Laureato in Storia Moderna all’Università di Pisa, ha conseguito un Dottorato in Filosofia presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, con una tesi su conoscenza storico-sociale, ermeneutica e razionalità (Weber, Gadamer, Habermas). Ha scritto saggi su sacro e razionalizzazione in Durkheim, Weber e Habermas; su Bourdieu, Larmore e Ricœur; su religione e democrazia, e sui problemi del costituzionalismo globale. Si occupa attualmente di filosofia politica, in particolare di liberalismo politico e di giustizia globale.
Indice:
Introduzione
Capitolo 1. Il ruolo pubblico della religione: spazi e limiti
Capitolo 2 . Pluralismo religioso e ragione pubblica
Capitolo 3. Osservazioni sui fondamenti morali del liberalismo politico
Capitolo 4. Diritti e doveri della religione nella società democratica
8 -
Klaus Günther
Responsabilità e pena nello Stato di diritto
Piena responsabilità del persona e piena corresponsabilità della società: questi i caposaldi della teoria di diritto penale qui sviluppati da Klaus Günther. L'enfasi simultanea sulla autonomia giuridico-morale del cittadino e sulla autonomia politica della cittadinanza rinviano, per un verso, al­la tradizione hegeliana della prima scuola di Francoforte (dialettica di individuale e universale tramite radicalizzazione degli opposti: durch die Extreme hindurch) e, per un altro verso, all'idea habermasiana dello sciogli­mento della violenza selvaggia nel crogiuolo della ragione comunicativa.In questa luce si deve leggere la provocatoria proposta di staccare il reato dalla pena, sostituendo la punizione con misure di prevenzione e risocializzazione. "Dal momento che la pena non è mai servita a prevenire alcunché, e dal momento che la prevenzione negativa tramite castigo non è mai stata efficace, non ci resta nessuna giustificazione convincente per una 'pena' nel senso di 'infliggere sofferenza'. La pena non ha nessun senso che vada al di là del messaggio comunicativo proprio del verdetto di colpevolezza. Si dischiude così lo spazio per forme alternative di risposta: accomodamento tra vittima e colpevole, risarcimento del danno, assistenza sociale, risocializzazione". Professore di teoria del diritto, diritto penale e diritto processuale, alla Goethe-Universität di Francoforte, Klaus Günther (classe 1957) ha insegnato anche a New York, Oxford e Parigi. Dal novembre 2007 portavoce dell'Excellenzcluster "Formation of Normative Orders" presso l'università di Francoforte. Oltre ai fondamentali Der Sinn für Angemessenheit (Suhrkamp 1988, trad. inglese SUNY-Press 1993) e Schuld und kommunikative Freiheit (Klostermann 2005), è autore di un'ampia produzione saggistica di filosofia del diritto (rintracciabile in www.jura.uni-frankfurt.de/ifkur1/guenther).
Indice:
1. Assunzione di responsabilità nella società civile
2. Che concetto di persona occorre alla teoria discorsiva? Sul nesso interno tra persona deliberativa, cittadino e persona giuridica
3. Autorizzazione versus disciplinamento. La responsabilità nel capitalismo contemporaneo
4. Critica della pena
I. Critica delle giustificazioni tradizionali della pena
II. Giustificazioni apocrife della pena
III. Critica del bisogno di punizione
9 -
Enrico Zoffoli
La soluzione habermasiana al particolarismo dei valori
A proposito dell'etica di genere La teoria morale di Jürgen Habermas si fonda sulla distinzione tra valori particolaristici, relegati a modelli storici di “vita buona”, e norme che aspirano ad un riconoscimento morale universale. Eppure questa distinzione sembra vacillare nell’ulti­mo Habermas, che conferisce un peso sempre maggiore a visioni del mondo di ascendenza etico-religiosa. In particolare, la presa di posizione di Habermas contro l’eu­genetica migliorativa sembra riproporre con forza l’esigenza di ripensare quel crocevia di intuizioni etico-religiose pre-morali che brulicano sul fondo della coscienza moderna. Ma può la ragion pratica della morale kantiana fondarsi su basi intuitive pre-morali? Può Habermas difendere allo stesso tempo l’idea di un’auto­comprensione etica del genere umano e l’universalismo della morale? L’autore cerca di dare una risposta a questi interrogativi prendendo spunto da alcuni fondamenti teorici del pensiero habermasiano. Enrico Zoffoli (1982) è dottorando presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Darmstadt. Lavora ad un progetto di ricerca all’interno del Cluster di Eccellenza Die Herausbildung normativer Ordnungen con sede all’Università di Francoforte sul Meno. Ha scritto per "Teoria Politica" e "Rivista critica del diritto privato".
Indice: Faktizität e Geltung, Kant versus Rousseau, Norme versus valori, Intrinseca interdipendenza dei concetti di Faktizität e Geltung, Funzione dei concetti Faktizität e Geltung all’interno dell’etica, Peculiarità del caso dell’etica, Natura “funzionale” del rapporto Faktizität/Geltung in etica, I rischi di un’eugenetica liberale, La nozione habermasiana di Gattungsethik, Fatti, norme, etica di genere, Dimensione religiosa dei dilemmi bioetici, Excursus: Il caso parallelo di Ronald Dworkin .
10 -
Regina Kreide
Politica globale e diritti umani
Potenza e impotenza di uno strumento politico
I diritti umani sono ancora uno strumento politico efficace a sessanta anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo? Il libro di Regina Kreide cerca di rispondere a questa domanda prendendo spunto da alcune questioni stringenti di politica globale. Fino a che punto la fame nel mondo può essere ritenuta una violazione dei diritti umani? I diritti umani sono irrimediabilmente “occidentali” o possono godere di validità universale? Esiste un diritto globale alla democrazia? Basandosi sugli ultimi sviluppi della teoria del discorso habermasiana, l’autrice discute la possibilità di una giustificazione globale dei diritti umani, pronunciandosi a favore di un diritto umano alla partecipazione demo­cra­tica, che ritiene efficace anche in un mondo governato da una pluralità di ordinamenti giuridici. Regina Kreide è docente di Teoria Politica e Storia delle Idee al diparti­mento di scienze politiche della Justus-Liebig-Universität di Gießen. Tra le sue pubblicazioni e curatele: Transnationale Ver­recht­lichung. Nationale Demokratien im Kontext globaler Politik (con Andreas Nieder­berger), Francoforte sul Meno/New York 2007; Staatliche Souverä­ni­tät und transnationales Recht (con Andreas Niederberger), Monaco di Bavie­ra, 2008; Habermas-Handbuch. Werk und Wirkung (con Hauke Brunk­horst e Cristina Lafont), Stoccarda/Weimar, 2009
Indice:
La discussione sui diritti umani La specificità dei diritti umani
Diritti umani e autonomia sociale
1.Il dibattito sulle rivendicazioni sociali a livello globale
1.1. Giustificazione di tipo “funzionalistico”
1.2.Concetto “espansionistico” di libertà
1.3.Autonomia sociale
2.Rivendicazioni di “che cosa”?
2.1.Beni fondamentali e risorse
2.2.Pari opportunità di benessere
2.3.“Capacitazioni”
3.Operatività, legittimazione a esercitare il diritto (Anspruchs­berechtigung) e doveri 3.1.Dimensione
3.2.Legittimazione a esercitare il diritto
3.3.Doveri
4.Violazioni dei diritti umani sociali ed economici
Diritti umani e autonomia politica
1.Un diritto umano alla democrazia?
1.1.Valori interculturali
1.2.Cultura politica
1.3.Accordo ragionevole
2.Dalla morale alla democrazia
2.1.Il principio del coinvolgimento nel contesto politico
2.2.La prassi dell’addurre ragioni
2.3.Funzione dei diritti umani
3.Giuridificazione
3.1.Il modello del negoziato
3.2.Il modello deliberativo
3.3.L’efficacia degli argomenti normativi
4.Il rapporto tra diritti umani e democrazia
11 -
Armin von Bogdandy e Sergio Dellavalle
Paradigmi dell'ordine
La condizione dell’ordine, ovvero l’esistenza di regole condivise che garantiscono l’interazione pacifica tra individui e gruppi a livello locale come globale, costituisce il fondamento imprescindibile della convivenza sociale. Il primo saggio, ad opera di Armin von Bogdandy e Sergio Dellavalle, ricostruisce la storia dei "paradigmi dell’ordine" attraverso i secoli. La presentazione si conclude col paradigma comunicativo, nell’elabora­zio­ne che ne ha dato in primis Jürgen Habermas, interpretato come affascinante tentativo di preservare, di fronte alle sfide del mondo contemporaneo, l’idea di un ordine giuridico universale e cosmopolitico. Nel secondo contributo von Bogdandy e Dellavalle si concentrano invece sulle possibilità e i limiti della "lex mercatoria": paradigma d'ordine tra attori privati e una delle alternative meglio articolate con cui si trova oggi a fare i conti il paradigma comunicativo. Nel terzo e quarto capitolo Dellavalle applica il paradigma comunicativo a due questioni specifiche: il fondamento teorico della tutela dei diritti umani e l’integrazione costituzionale sovranazionale con riferimento al costituzionalismo multilivellare del­l’Unio­ne Europea. Armin von Bogdandy è direttore dell’Istituto Max-Planck di Diritto Pubblico Comparato e Diritto Internazionale di Heidelberg e professore presso la Facoltà di Giurisprudenza della Goethe-Universität di Francoforte. Sergio Dellavalle è direttore di ricerca presso l’Istituto Max-Planck di Diritto Pubblico Comparato e Diritto Internazionale di Heidelberg, docente di Dottrina dello stato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino e docente di Diritto dell’Unione Europea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università del Piemonte Orientale.
Indice:
I.Universalismo rinnovato Il cosmopolitismo di Habermas alla luce dei paradigmi concorrenti 1.1.Introduzione
1.2.Paradigmi dell’ordine
1.2.1.Il particolarismo olistico come primo paradigma dell’ordine
1.2.2.La prima rivoluzione paradigmatica: dal particolarismo all’universalismo
1.2.3.La seconda rivoluzione paradigmatica: dall’olismo all’individualismo
1.3.La crisi delle teorie unitarie dell’ordine e il paradigma comunicativo di Habermas
1.3.1.La decostruzione del pensiero unitario ad opera della teoria dei sistemi e del pensiero postmoderno
1.3.2.Il paradigma comunicativo di Habermas come difesa dell’universalismo
1.4.Il paradigma comunicativo di Habermas come base concettuale per una teoria del diritto pubblico statale e sovrastatale
II.Oltre la dimensione pubblica? L’ipotesi di un ordine globale di attori e interessi privati nella teoria della lex mercatoria
2.1.La lex mercatoria come nuovo paradigma dell’ordine 2
.2.Tentativi storici di un approccio teorico all’idea di un ordine globale degli interessi privati 2.2.1.La teoria dell’«economia universale» dell’antichità
2.2.2.La lex mercatoria del medioevo
2.2.3.La dottrina del libero commercio
2.3.La lex mercatoria della teoria dei sistemi
2.3.1.Le caratteristiche del diritto globale
2.3.2.La differenziazione del diritto
2.3.3.La nuova lex mercatoria
2.4.L’ineludibilità della dimensione pubblica
III.Tutela dei diritti umani “dall’alto” o “dal basso”? Interpretazioni discendenti e ascendenti tra universalismo e sovranità popolare
3.1.“Universale comunità umana” o “sovranità popolare”: su quale principio può essere meglio fondata una valida tutela dei diritti umani?
3.2.L’interpretazione discendente dei diritti umani: il fondamento “dall’alto”
3.2.1.Dai nomoi particolari al nomos universale
3.2.2.Normatività universale, dignità umana e jus individuale come precondizioni concettuali dell’idea di una tutela cosmopolitica dei diritti umani
3.2.3.I deficit della concezione discendente
3.2.3.1.Pregiudizio e discriminazione
3.2.3.2.Il deficit epistemologico
3.2.3.3.Quis custodiet custodes?
3.3.L’interpretazione ascendente, ovvero la fondazione “dal basso” dei diritti umani
3.3.1.Dalla giustizia oggettiva al diritto individuale
3.3.2.I limiti della concezione ascendente
3.3.2.1.L’alienazione dei diritti
3.3.2.2.Diritti del cittadino o diritti umani?
3.4.Prospettive di una fondazione teorica della protezione dei diritti umani “dal basso” all’interno di un sistema giuridico multilivellare
3.4.1.La novità della proposta kantiana e la sua (relativa) inadeguatezza
3.4.2.Ipotesi di sistema multilivellare dei diritti sulla base del paradigma comunicativo IV.Integrazione sociale attraverso il diritto Dalle costituzioni nazionali al diritto pubblico multi­livel­lare nell’esempio dell’Unione Europea
4.1.Ordine normativo e integrazione sociale
4.2.I contenuti del concetto di “costituzione” e la sua funzione integrativa
4.2.1.La “costituzione” come definizione delle competenze del potere pubblico e della sua organizzazione
4.2.2.La “costituzione” come garanzia della tutela dei diritti individuali
4.2.3.La “costituzione” come salvaguardia normativa della legittimità del potere pubblico 4.2.4.La “costituzione” come fondazione dell’identità della comunità politica
4.3.Recenti sviluppi del diritto primario dell’Unione Europea, con particolare riferimento all’integrazione costituzionale
4.3.1.Organizzazione, limitazione e finalità del potere pubblico nell’Unione Europea
4.3.2.La tutela dei diritti fondamentali nel diritto dell’Unione
4.3.3.Democrazia sovranazionale e suoi deficit
4.3.4.La difficile ricerca di una base giuridica dell’identità europea
4.4.Il Trattato di Lisbona quale rifiuto della Costituzione Europea – e come parte del costituzionalismo europeo
4.5.I limiti posti all’integrazione sociale al di là dell’identità costituzionale nazionale da parte della giurisprudenza costituzionale
4.5.1.La dottrina dei “controlimiti” della Corte Costituzionale
4.5.2.La difesa della cittadinanza da parte del Tribunal Constitucional
4.5.3.Pouvoir constituant e integrazione sovranazionale nella giurisprudenza del Conseil Constitutionnel
4.5.4.La concezione sostantiva dell’identità nazionale e i limiti alla integrazione europea nelle sentenze del Bundesverfas­sungsgericht
4.6.Il contributo del diritto pubblico all’integrazione sociale nazionale e sovranazionale
12 -
Axel Honneth
La stoffa della giustizia
I limiti del proceduralismo
Se non possiamo più pensare il materiale della giustizia nella forma di beni distribuibili a piacere, giacché dobbiamo invece pensarlo come l’insieme di rapporti sociali reciproci – allora anche le condizioni di fondo del proceduralismo non possono più essere salvate. Infatti ora, improvvisamente, non ci possiamo più raffigurare gli attori deliberanti come posti davanti a qualcosa di cui essi possano disporre liberamente, unicamente in base a condizioni di giustizia da essi stessi stabilite. I rapporti di riconoscimento – che, dopo quanto detto finora, si rivelano essere le condizioni decisive dell’au­to­nomia personale – non costituiscono un tipo di materiale disponibile per una libera allocazione. Nei loro confronti non ci possiamo porre nel ruolo di decisori che, come al tavolo da disegno, vogliono decidere della loro giusta organizzazione o distribuzione. Quei rapporti di riconoscimento rappresentano piuttosto delle forze storicamente consolidate, che già da sempre agiscono su di noi alle nostre spalle. Volersene liberare, per afferrarli complessivamente dall'esterno, costituisce un’illusione vana e inutile, così come l’inten­zione di costruirli o distribuirli a nostro piacere”.
Axel Honneth (Essen 1949) è il successore di Habermas alla cattedra francofortese di filosofia. Direttore dello Institut für Sozial­forschung – di cui ha riaperto nel 2004 la storica rivista (WestEnd. Neue Zeitschrift für Sozialforschung, Stroemfeld Verlag) – ha riformulato la Teoria critica in una teoria del “riconoscimento” come grammatica morale dei conflitti sociali. Nei due saggi qui tradotti, fa giocare le dimensioni intersoggettive del riconoscimento contro le dimensioni meramente formali della giustizia distributiva, della democrazia procedurale e del cosmopolitismo giuridico. Tra le sue opere tradotte in italiano: Riconoscimento e disprezzo (Rubettino 1993), Critica del potere (Dedalo, 2002), La lotta per il riconoscimento (il Saggiatore, 2002), Il dolore dell’indeterminato (Manifestolibri, 2003), Reificazione (Meltemi, 2007), Redistribuzione o riconoscimento? (con Nancy Fraser, Meltemi, 2007).
Capitolo primo Qual è la stoffa della giustizia? Sui limiti del proceduralismo contemporaneo Capitolo secondo Il riconoscimento degli Stati. Sul fondamento morale delle relazioni interstatali
Postfazione di Cristina Caiano