Primato del diritto dell'Unione Europea e controlimiti alla prova della "Saga Taricco"
di C. Amalfitano (a cura di) - Giuffrè Francis Lefevbre, 2018
Il presente volume si compone di tre sezioni. Nella prima sezione, dopo
un contributo che brevemente riproduce i primi passaggi della 'saga
Taricco' e le prime applicazioni giurisprudenziali della c.d. regola
Taricco quale definita dalla Corte di giustizia nella sentenza dell'8
settembre 2015 (causa C-105/14), sono raccolti contributi dedicati allo
svolgimento della nuova causa pregiudiziale M.A.S. e M.B. (sollevata
dalla Corte costituzionale) dinanzi al giudice di Lussemburgo. Si è in
tal modo inteso 'dar voce' alle parti interessate, ovvero coinvolte nel
procedimento dinanzi a tale giudice, le cui posizioni restano spesso
sconosciute al grande pubblico perché non rese note nella sentenza (o
nelle conclusioni dell'avvocato generale), ma che pure possono giocare
un ruolo rilevante nella soluzione infine adottata dalla Corte di
giustizia. Una seconda sezione è dedicata alla sentenza emessa dalla
Corte testé menzionata il 5 dicembre 2017 all'esito del (secondo) rinvio
pregiudiziale, con commenti di 'comunitaristi', penalisti e
processualpenalisti, nonché costituzionalisti e magistrati: ciascuno dal
proprio angolo di osservazione, chiamati a evidenziare luci, ombre e
ricadute della pronuncia nel nostro ordinamento, analizzando anche gli
obblighi derivanti dalla sentenza di Lussemburgo in capo tanto al
giudice (costituzionale e comune) quanto al legislatore. Le
conclusioni del volume erano state affidate al Presidente Ernesto Lupo,
che già molto aveva contribuito al dibattito dottrinale sulla vicenda.
Tuttavia, nelle more della pubblicazione con il volume aggiornato al
20 marzo 2018 si è svolta il 10 aprile 2018 (a valle della seconda
sentenza pregiudiziale della Corte di giustizia) l'udienza di
discussione dinanzi alla Corte costituzionale nei procedimenti M.A.S. e
M.B. La stessa sera è stato pubblicato il relativo comunicato stampa che
lasciava presagire un deposito in tempi brevi della sentenza, poi
avvenuto lo scorso 31 maggio. Un'attenta valutazione degli eventi ha
fatto propendere per l'opportunità di ritardare di qualche settimana
l'uscita del volume, inserendovi una terza sezione dedicata a tale
pronuncia. Le rigide tempistiche della pubblicazione non avrebbero
infatti consentito un aggiornamento, alla luce della sentenza in parola,
dei contributi inseriti nella seconda sezione, e si è così deciso di
affidare a tre colleghi un commento a caldo della decisione della
Consulta per offrire una prima panoramica sulle sue possibili (e
divergenti) letture e implicazioni.
La tutela degli interessi finanziari della collettività nel
quadro della contabilità pubblica : principi, strumenti, limiti : atti
del 63. Convegno di studi di scienza dell'amministrazione : promosso da
Provincia di Lecco, Corte dei conti : Varenna-Villa Monastero, 21-22-23
settembre 2017
Il
volume, grazie al contributo di autorevoli esperti della materia, offre
un commentario organico sul composito corpus normativo - sostanziale e
processuale -, oggetto negli ultimi anni rilevanti e copiosi interventi
di novellazione sia in ambito europeo che nazionale, contemplando
molteplici forme di "confisca", nomen iuris che racchiude oramai
istituti tra loro anche profondamente differenti, che rispondono a
funzioni diverse. I commenti tengono conto di tale panorama normativo
aggiornato alle più recenti riforme, in particolare: alla Legge di
Riforma del Codice antimafia (L. n. 161/2017) e i Decreti legislativi
attuativi in tema di incompatibilità degli amministratori giudiziari
(D.lg. n. 54/2018) e sulla tutela del lavoro nelle imprese sequestrate e
confiscate (D.lg. n. 72/2018); nonché alle novelle di cui al D.lg. n.
21/2018,di attuazione del principio di riserva di codice in materia
penale, che ha inciso sia sotto il profilo sostanziale che processuale.
La
monografia ricostruisce i profili normativi e dottrinali del "feudo
ecclesiastico" dalla metà circa del secolo XI fino al secondo decennio
del secolo XIII, allorquando la Chiesa d'Occidente impiegava
diffusamente questo strumento negoziale nel suo sistema giuridico.
L'istituto viene inteso come feudo di diritto comune, che investe le res
ecclesiae quale oggetto della concessione beneficiale oppure le
personae ecclesiasticae quale soggetto attivo o passivo del rapporto
vassallatico. Pertanto nella prima parte del volume è delineato il
quadro normativo derivante dalla disciplina contenuta nei Libri Feudorum
e viene analizzato il pensiero elaborato dalla scienza feudistica sino
alla composizione dell'apparato accursiano. La seconda parte è dedicata
al Decretum Gratiani e all'esame della decretistica fino a Giovanni
Teutonico. Ne emerge un campo di ampio respiro, nel quale acquistano
particolare risalto i temi riguardanti la capacità delle personae
ecclesiasticae di infeudare, la tutela delle res ecclesiae (ivi comprese
le decime e le regalie), i rapporti di fidelitas, l'assunzione
dell'abito religioso da parte del vassallo e l'estensione del
privilegium fori dei chierici.
L'autore
compie una completa ed articolata disamina circa i principi che
regolano l'esercizio della funzione giurisdizionale nell'attuale
ordinamento, alla luce sia delle norme costituzionali (artt. 24 e 111),
che hanno ripreso e rafforzato la regola contenuta nell'art. 2907 c.c.,
sia della disciplina processuale, quale recepita dal codice di rito alla
stregua della migliore tradizione della scienza processuale (Parte I,
Sez. I); segue una attenta descrizione critica delle linee essenziali
del sistema nel quale la funzione si estrinseca e dei suoi confini
(Parte I, Sez. II). Alla stregua di queste coordinate poi si esamina più
direttamente il tema dell'identificazione della domanda giudiziale e
dei suoi effetti, cercando di svolgere, con coerenza, il principio
comunemente recepito secondo il quale l'oggetto del processo s'incentra
sul diritto soggettivo: si giunge così a escludere che la causa petendi
sia di per se stessa elemento d'identificazione della domanda,
superandosi la vecchia (ora inadeguata) idea ricostruttiva fondata
ancora sull'actio d'impostazione romanistica, con tutte le conseguenze
che ne derivano, soprattutto in tema di concorso di azioni e di diritti,
infine di modifica della domanda (Parte II, Sez. I). Conclude il volume
una valutazione delle preminenti forme di tutela che l'ordinamento
riconosce alle singole situazioni soggettive, in relazione alle diverse
tipologie di lesione (Parte II, Sez. II).
Il
contratto di conto corrente, nella sua forma ordinaria, deve essere
riletto e interpretato in funzione di chiarire i tratti tipologici
dell'istituto a confronto con fattispecie contrattuali che presentano
elementi di vicinanza giuridica. Lo studio del conto corrente ha portato
ad analizzare gli elementi scriminanti della reciprocità, della
facoltatività e della libertà delle rimesse in conto ad opera dei
correntisti per, poi, trattare della compensabilità dei crediti quale
tratto qualificante, in senso assiologico, il contratto di conto
corrente. La trattazione del conto corrente ha, altresì, riguardato, a
livello societario, il fenomeno del c.d. cash pooling all'interno della
regolamentazione dei flussi finanziari di gruppi di società, con
particolare attenzione alle dinamiche interne alle singole società
partecipanti. Infine, lo studio ha ricompreso le tematiche della
invalidità e delle garanzie delle rimesse, della approvazione e della
chiusura del conto corrente, oltre che dell'ipotesi di recesso del
correntista.
Il divenire del diritto agrario italiano ed europeo tra sviluppi tecnologici e sostenibilità
S. Manservisi, Paolo Borghi, Giulio Sgarbanti - Giuffrè, 2014 - 352 pagine
Il
Convegno si propone di dedicare una particolare riflessione scientifica
agli effetti delle nuove tecnologie, nuove modalità di produzione e
nuovi prodotti sull'evolvere del diritto agrario. Scopo dei lavori sarà
quello di fare il punto sui nuovi profili sia giuridici che economici
dell'impresa agricola, sui nuovi contratti agrari e sul ruolo nuovo che
in generale sta acquisendo lo strumento contrattuale per il settore
agricolo, sulle implicazioni della nuova politica agricola dell'UE, in
vista della riforma dopo il 2013, sulle sfide poste al legislatore dal
nascere di tipologie sempre più innovative di prodotti agricoli e
alimentari, implicanti un approccio di risk regulation sempre più
problematico. Questo processo evolutivo del diritto agrario impone,
inoltre, una valutazione di tali temi alla luce del concetto di sviluppo
sostenibile, fondamentale principio ispiratore di tutta l'azione
dell'Unione europea e quindi anche del settore agrario e alimentare,
tema di grande attualità, a pochi mesi dalla conclusione di Rio+20 e
degli obiettivi emersi in quell'autorevolissima sede.
Conflitti
armati, campagne terroristiche, disastri naturali, sono fenomeni capaci
di mettere seriamente a repentaglio la sicurezza dello Stato. In tali
frangenti, i governi sono soliti introdurre misure emergenziali, che
spesso prevedono restrizioni eccezionali ad alcuni diritti fondamentali.
Stati d'emergenza e trattati a tutela dei diritti umani è un lavoro
monografico, che ha per oggetto l'analisi della prassi degli Stati che
hanno proceduto a sospendere gli obblighi codificati in convenzioni
internazionali sui diritti umani per poter adottare misure straordinarie
volte a contrastare o ad arginare gli effetti dell'emergenza.
Esaminando le pronunce della Corte europea dei diritti umani e di altri
organi internazionali preposti al monitoraggio delle convenzioni, il
volume si prefigge di identificare le situazioni nelle quali gli Stati
possono validamente derogare ai trattati, e di individuare i limiti che
incontrano nell'esercizio di tale prerogativa. Stati d'emergenza e
trattati a tutela dei diritti umani si rivolge a coloro che sono
interessati a comprendere le regole di diritto internazionale che
disciplinano l'utilizzo di poteri emergenziali e l'efficacia
dell'operato degli organi di supervisione internazionali nell'arginare
possibili abusi di tali poteri.
"Uno
degli indici della grandezza dell'esperienza giuridica romana, vista
nella sua globalità, è senza dubbio costituito dall'essersi sviluppata
lungo un doppio binario: la tecnica casistica e la visuale sistematica.
Data questa particolarità, nello studio giusromanistico il confronto tra
i due momenti deve essere costante. Del resto, il rapporto tra
l'analisi del caso concreto e le diverse fasi della costruzione del
diritto come scienza razionale traspare puntualmente da quanto ci è dato
sapere circa le attività e il pensiero di giuristi, retori, magistrati e
giudici romani. È di immediata evidenza che l'esame del metodo
casistico romano non si debba e non si possa esaurire nella sua storia
'esterna', cioè nella conoscenza teorica delle tecniche utilizzate dai
giuristi, ma che implichi una immersione piena nella lettura dei casi
pratici, discussi e risolti dai giuristi romani..." (Solidoro Laura)
Accomunati da un medesimo nomen iuris il codice di procedura penale
accoglie al suo interno diverse declinazioni del giudizio immediato:
distinte quanto alla titolarità del potere di impulso; differenti circa i
presupposti che lo legittimano. Animato, ab origine, da evidenti
pulsioni semplificatorie dell'itinerario procedurale, sul solco di
un'evidenza probatoria idonea ad attestare la superfluità di una
verifica in contraddittorio sulla fondatezza dell'accusa, il rito
immediato nella sua accezione ex auctoritate sembra oggi rispondere a
nuove esigenze. Soprattutto nella sua articolazione "custodiale",
l'amputazione delle più ampie garanzie offerte dall'iter ordinario non è
adeguatamente bilanciata da un controllo sull'azione depauperato del
confronto dialettico fra accusa e difesa. Il rito immediato appare ormai
rispondere solo a una discutibile pretesa di "energica repressione" e
di incremento, in una prospettiva di recupero dell'efficienza, della
produttività degli uffici giudiziari. Lo studio si occupa di analizzare i
tratti salienti delle plurime articolazioni dei "riti" immediati; ne
sottolinea le differenze; ne evidenzia le più vistose e ingiustificate
deviazioni sotto il profilo della compressione delle garanzie di un
imputato in balìa delle scelte strategiche del pubblico.
La monografia, aggiornata alla disciplina più recente, si compone di due
parti. La prima, muovendo dall'analisi del rapporto tra nozioni
tecniche (elettronica, informatica, telematica, internet, darknet, cloud
computing) e problematiche investigative, esamina poi i diritti
fondamentali (privacy, inviolabilità del domicilio e nuovi diritti
proposti dall'autore, quali il diritto all'intangibilità della vita
digitale e il diritto a decisioni penali non basate esclusivamente su
trattamenti automatizzati) e le caratteristiche (immaterialità,
transnazionalità e necessaria cooperazione di soggetti terzi) delle
indagini digitali nei loro riflessi processuali penali. La seconda parte
focalizza invece l'attenzione sui singoli atti digitali tipici
(ispezioni, perquisizioni, sequestri ed intercettazioni) e atipici
(videoripresa, localizzazione, perquisizioni on line), approfondendo
anche le questioni più recenti, ad esempio in tema di copia forense o di
impiego del captatore. Chiude il volume l'esame delle indagini digitali
preventive.
Vittorio
Ottaviano, nello studiare i rapporti tra amministrazione e cittadino e
tra impresa e potere pubblico, scruta l'ordinamento dalla parte della
persona: "tutte le libertà" - scrive - "possono considerarsi dei modi
attraverso cui la persona si sviluppa". La libertà di iniziativa
economica permette a chiunque di organizzarsi per svolgere una attività
economica e di manifestare le sue capacità anche creative. L'art. 41
Cost. ha puntato infatti - scrive Ottaviano - "sulla creatività dei
soggetti", stimolati dalla competizione. Ma ciò esige quella sicurezza
(giuridica) che per le imprese è una esigenza certezza e che costituisce
"uno dei presupposti necessari per lo svolgimento della iniziativa
economica". Ed alla domanda fino a che punto può comprimersi
l'iniziativa privata per evitare che contrasti con finalità di rilievo
sociale, Ottaviano risponde: costringere taluno ad intraprendere una
certa attività ovvero a continuare a svolgerla ovvero imporre vincoli
che ne rendono antieconomico l'esercizio, contrasta con l'art. 41 Cost.,
contrasta "con la visione che sembra ispirare la Costituzione".
La
monografia "Scelte discrezionali del pubblico ministero e ruolo dei
modelli organizzativi nell'esercizio dell'azione contro gli enti"
affronta con taglio originale la materia della responsabilità da reato
delle imprese, evidenziando i profili di discrezionalità che connotano
l'agire del pubblico ministero e che fanno affiorare significativi punti
di contatto tra il nostro sistema e quello statunitense di corporate
criminal liability. Le ragioni di opportunità, che non di rado ispirano
anche in Italia le decisioni dell'organo dell'accusa, emergono non solo
con riferimento all'alternativa tra contestazione dell'illecito e
archiviazione, ma anche prima che essa si ponga, sin dal momento in cui
bisogna valutare se iniziare le indagini. Nonostante il legislatore
abbia puntato molto sul d.lgs. n. 231 del 2001 e continui a
scommetterci, come dimostrano per esempio l'ampliamento del catalogo dei
reati presupposto e l'estensione dello strumento del whistleblowing
anche al settore privato proprio attraverso la novellazione del decreto,
la sua applicazione è inferiore alle aspettative. Allo stesso tempo,
però, quando il d.lgs. n. 231 del 2001 trova impiego mostra soprattutto
il suo volto punitivo, benché l'aspetto più qualificante della normativa
sia rappresentato dalla valorizzazione dei modelli organizzativi e
delle condotte riparatorie in un'ottica premiale finalizzata a
promuovere la cultura della legalità dell'impresa. Pertanto, è quanto
mai urgente una riforma con cui introdurre nuove occasioni di
ravvedimento postumo dell'ente e riconoscere, in questi casi, una
contropartita più allettante, quale potrebbe essere l'estinzione
dell'illecito amministrativo da reato.
"Questa
terza edizione del manuale è nata, è stata predisposta e viene data
alle stampe nel segno dell'incertezza. All'inizio del lavoro era in
discussione una proposta di revisione costituzionale che avrebbe inciso
fortemente non solo sulla nostra forma di governo, modificando in
profondità i rapporti tra Governo e Parlamento, nonché l'assetto del
Parlamento, ma anche la forma di Stato, procedendo ad una completa
ridefinizione del contenuto delle autonomie regionali. Il referendum del
4 dicembre 2016 che ha respinto questa proposta ha cambiato del tutto
la prospettiva, lasciando peraltro sul tappeto una serie di rilevanti
problemi da risolvere: infatti, durante il lungo periodo nel quale si è
elaborata la proposta di revisione costituzionale e si è atteso l'esito
referendario, non si è intervenuti, come pure era possibile, a dare
soluzione ad alcuni di tali problemi mentre si è sviluppata una critica
corrosiva su molti aspetti dell'ordinamento costituzionale vigente. Un
secondo elemento di incertezza è stato rappresentato dagli sviluppi
della legislazione elettorale. La nuova legge elettorale 52/2015,
successiva alla sentenza 1/2014 della Corte costituzionale, è stata
concepita per la sola elezione della Camera dei deputati, dando per
scontata l'approvazione della revisione della Costituzione in
discussione con la trasformazione del Senato in un organo ad elezione
indiretta. Essendo stata la proposta respinta dal voto popolare ed
essendo stata parzialmente dichiarata illegittima la legge 52/2015 dalla
Corte costituzionale con la sentenza 35/2017, si è aperta una nuova
fase volta alla faticosa ricerca di una ulteriore legge elettorale in
grado di operare per entrambe le Camere. Si tratta di elementi che non
hanno certo semplificato la revisione del testo che, in ogni caso, cerca
di dar conto dei vari passaggi di questa complessa vicenda
istituzionale e del suo significato. Naturalmente il testo è aggiornato
anche alle principali novità giurisprudenziali e normative che in questi
ultimi tre anni sono intervenute. Sul primo punto, si pensi soprattutto
alla giurisprudenza costituzionale non solo in materia elettorale, ma a
quella in tema di rapporti tra ordinamento interno, ordinamento
internazionale e ordinamento dell'Unione europea, e all'interpretazione
della teoria dei contro limiti alle possibili cessioni di sovranità che
essa contiene. Sul secondo versante, basti accennare alla riforma
dell'amministrazione centrale, regionale e locale, a quella della
giustizia contabile, a quella delle misure di prevenzione, alla
disciplina delle unioni civili. Si segnala che, su suggerimento di
alcuni colleghi che da tempo si avvalgono di questo strumento didattico,
abbiamo pensato di predisporre un'appendice in formato elettronico che
contiene materiali normativi (testi costituzionali e di leggi ordinarie)
e giurisprudenziali che risultano particolar-mente utili al docente per
la spiegazione di alcuni passaggi del testo e allo studente per
comprenderne a pieno il significato. Da ultimo, ringraziamo ancora una
volta i tanti collegi che con le loro critiche e i loro consigli ci
aiutano da sempre a migliorare il nostro manuale."
In
un’Europa segnata dall’avvento dei fascismi e del nazismo e
drammaticamente precipitata nella seconda guerra mondiale, la
storiografia contemporanea ha costruito una visione di Augusto e della
genesi del principato tanto solida quanto preconcetta e infondata. I
saggi raccolti in questo volume forniscono invece una ricostruzione
assai diversa, avvalorata soprattutto dai numerosi documenti epigrafici e
papirologici di recente rinvenimento. Questi, grazie anche a un serio
riesame delle fonti di tradizione manoscritta, contribuiscono alla
demolizione dei più radicati luoghi comuni sulle vicende politiche dopo
le Idi di marzo del 44 a.C., la persona di Augusto e la sua posizione
istituzionale. Ma non solo. La documentazione complessiva mette anche in
luce il profondo rapporto tra il princeps e uno dei protagonisti di
quella infuocata e tragica fase della storia costituzionale di Roma,
Marco Tullio Cicerone, tanto da poter definire il primo come il vero
erede politico del secondo e autore di una nuova forma rei publicae in
verità delineata nei celeberrimi trattati ciceroniani.
L’attacco
ai canoni dell’oralità e del contraddittorio, architravi del modello
accusatorio prescelto dalla riforma processuale del 1988-’89, dapprima
fu frontale ma scoperto. La magistratura combatté la propria battaglia
sollevando questioni di costituzionalità che trovarono accoglimento
presso il giudice delle leggi. Una volta innalzato il contraddittorio
nella formazione della prova al rango di principio costituzionale,
quella strategia è divenuta impercorribile, tuttavia l’ostilità verso il
metodo dialettico di accertamento giudiziale non è affatto tramontata.
L’insofferenza prende ora la via di interpretazioni-applicazioni
surrettizie dei disposti del codice, di erosioni appunto silenziose,
sottotraccia; senza il clamore delle insurrezioni d’un tempo, ma
infiacchendo nella prassi quotidiana la vitalità del principio del
contraddittorio. Tali storture emergono copiose dai repertori
giurisprudenziali; più spesso però restano consegnate all’oblio
dell’amministrazione routiniera della giustizia, dove giudici e pubblici
ministeri si ritrovano alleati e concordi nel perseguire il valore
dell’efficienza a scapito di altri interessi coinvolti nella vicenda
processuale. La sensazione è che sia andata smarrita ogni speranza di
recuperare la caratura genuina del contraddittorio; che il declino di
quel metodo sia ormai inesorabile, malgrado qualche segnale
incoraggiante dovuto al modo d’intendere il processo equo – specie nel
giudizio di secondo grado – da parte della Corte europea dei diritti
dell’uomo.L’opera qui sottoposta al lettore intende perlomeno registrare
con la maggiore consapevolezza possibile la distanza che separa
l’ideale del contraddittorio dalla prosaica realtà dell’esperienza
applicativa. Ciò nell’intento di fornire strumenti utili a comprendere
le ragioni di quel divario tanto pronunciato e nella prospettiva – forse
illusoria – di ridurre la distanza fra il modello e la sua traduzione
pratica, prima di abbandonarsi alla definitiva rassegnazione.Daniele
Negri, (Ferrara, 1971) è professore associato di Diritto processuale
penale nell’Università di Ferrara.RENZO ORLANDI, (Cles, 1953) è
professore ordinario di Diritto processuale penale nell’Università di
Bologna.
"La
costituzionalizzazione del diritto privato identifica l'insieme di
metodologie e di tecniche elaborate, a partire dalla metà del secolo
scorso, con la finalità di permeare il sistema civilistico dei principi
fondamentali racchiusi nella Costituzione del 1948. Mentre quel processo
si proiettava nel nuovo millennio, generando applicazioni di rilievo,
un'omologa espressione, formulata in lingua inglese - the
Constitutionalitation of Private Law -, ha iniziato a pervadere la
riflessione dottrinale europea. Il suo riverbero sul diritto nazionale è
stato immediato e si è tradotto in una rinnovata riflessione teorica
sulla costituzionalizzazione, sul ruolo dei principi e delle clausole
generali e sui compiti dell'interprete rispetto al potere del
legislatore. La Constitutionalization of Private Law non è che la presa
di coscienza a livello europeo della non neutralità del diritto privato,
come era stato già intuito nella riflessione nazionale degli anni '60
del '900..." (Dalla premessa)
Se
negli anni sessanta dello scorso secolo ci si rese conto della
necessità d'inserire le problematiche penalistiche nell'ambito di un
approccio costituzionalmente orientato, è più recente, ma oggi avvertita
come non meno pressante, la consapevolezza circa la portata
internazionalistica delle questioni, alla luce della generale istanza
(davvero cogente nei paesi dell'Unione europea) per una sempre più
efficace salvaguardia dei diritti umani. Questo libro nasce dall'intento
di collocare i discenti in un'ottica di più ampio respiro (i concetti
basilari, i fondamenti dogmatici e le regole generali di garanzia)
nell'iniziare lo studio della materia, prima di affrontare la disamina
della (talora arida) disciplina codicistica. Il volume trae origine
dall'esperienza maturata dagli autori nei rispettivi corsi di diritto
processuale penale svolti nella Luiss "Guido Carli" e tiene conto delle
preziose sollecitazioni fornite dagli studenti, attivamente coinvolti
nella didattica e nelle correlate iniziative di approfondimento (gli
"Appuntamenti della procedura penale").
Le
nuove intercettazioni sono quelle disciplinate dal d.lgs. 29 dicembre
2017, n. 216, che ha ampiamente novellato la disciplina codicistica in
materia. Nuove in una duplice accezione del termine: perché dettano una
nuova disciplina del procedimento acquisitivo della prova e perché
regolano, per la prima volta, l'impiego del captatore informatico, una
sofisticata tecnologia che, per le sue smisurate potenzialità operative,
non poteva essere ricondotta allo schema normativo tradizionale delle
intercettazioni telefoniche o ambientali. In attuazione di una
dettagliata legge delega (legge n. 103/2017), il legislatore delegato ha
ricercato un accettabile punto di equilibrio fra il diritto di difesa,
la tutela della riservatezza dei terzi estranei al procedimento, la
libertà di stampa e il diritto di cronaca. Questa operazione non può
dirsi riuscita, cosi come la disciplina delle nuove tecnologie appare
ancora deficitaria. Si può affermare, senza timore di smentita, che
l'intervento legislativo ha deluso le aspettative e ha lasciato
irrisolti la maggior parte dei nodi emersi dalla prassi applicativa
quasi trentennale del codice di procedura penale. Il volume offre
un'approfondita analisi della nuova disciplina, attenta a tutti i nessi
sistematici e alle ricadute sui diritti fondamentali, ponendosi
l'obiettivo di fornire un compiuto approccio ricostruttivo delle
molteplici e complesse questioni interpretative. In appendice sono
riportati l'indice analitico, quello bibliografico e i testi normativi.
Il volume "Diritto sindacale", giunto con questa alla sua sesta
edizione, è un manuale dedicato ai corsi di laurea nei quali la materia
dell'organizzazione sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di
lavoro, della contrattazione collettiva e del conflitto collettivo può
essere affrontata con l'approfondimento necessario allo studio di una
disciplina giuridica complessa, la cui comprensione presenta notevoli
difficoltà per studenti che, in genere, hanno una conoscenza assai vaga
della storia politica, sociale ed economica dell'Italia contemporanea.
Diversamente da altri manuali di taglio più nozionistico, il "Diritto
sindacale" di Maria Vittoria Ballestrero, corredato da ampi riferimenti
bibliografici e attento agli orientamenti della giurisprudenza, dedica
particolare attenzione alla ricostruzione delle vicende, che, a partire
dalle origini, hanno visto la nascita e lo sviluppo del movimento
sindacale. Intento dell'autrice è chiarire il rapporto che intercorre
tra queste vicende, l'intervento del legislatore (peraltro assai
limitato, a partire dalla mancata attuazione dell'art. 39 della
Costituzione) e il lavoro svolto dai giuristi (dottrina e
giurisprudenza) nella costruzione di una disciplina che regola fenomeni
collettivi di grande rilevanza economica e politica.