Le erosioni silenziose del contraddittorio
Giorgio Spangher, Paolo Ferrua, Oliviero Mazza, Marcello Daniele, Tommaso Rafaraci, Ercole Aprile, Elena Maria Catalano, Daniela Chinnici, Alessandro Trinci, Lorenzo Zilletti, Filippo Dinacci
G Giappichelli Editore, 14 feb 2017
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L’attacco
ai canoni dell’oralità e del contraddittorio, architravi del modello
accusatorio prescelto dalla riforma processuale del 1988-’89, dapprima
fu frontale ma scoperto. La magistratura combatté la propria battaglia
sollevando questioni di costituzionalità che trovarono accoglimento
presso il giudice delle leggi. Una volta innalzato il contraddittorio
nella formazione della prova al rango di principio costituzionale,
quella strategia è divenuta impercorribile, tuttavia l’ostilità verso il
metodo dialettico di accertamento giudiziale non è affatto tramontata.
L’insofferenza prende ora la via di interpretazioni-applicazioni
surrettizie dei disposti del codice, di erosioni appunto silenziose,
sottotraccia; senza il clamore delle insurrezioni d’un tempo, ma
infiacchendo nella prassi quotidiana la vitalità del principio del
contraddittorio. Tali storture emergono copiose dai repertori
giurisprudenziali; più spesso però restano consegnate all’oblio
dell’amministrazione routiniera della giustizia, dove giudici e pubblici
ministeri si ritrovano alleati e concordi nel perseguire il valore
dell’efficienza a scapito di altri interessi coinvolti nella vicenda
processuale. La sensazione è che sia andata smarrita ogni speranza di
recuperare la caratura genuina del contraddittorio; che il declino di
quel metodo sia ormai inesorabile, malgrado qualche segnale
incoraggiante dovuto al modo d’intendere il processo equo – specie nel
giudizio di secondo grado – da parte della Corte europea dei diritti
dell’uomo.L’opera qui sottoposta al lettore intende perlomeno registrare
con la maggiore consapevolezza possibile la distanza che separa
l’ideale del contraddittorio dalla prosaica realtà dell’esperienza
applicativa. Ciò nell’intento di fornire strumenti utili a comprendere
le ragioni di quel divario tanto pronunciato e nella prospettiva – forse
illusoria – di ridurre la distanza fra il modello e la sua traduzione
pratica, prima di abbandonarsi alla definitiva rassegnazione.Daniele
Negri, (Ferrara, 1971) è professore associato di Diritto processuale
penale nell’Università di Ferrara.RENZO ORLANDI, (Cles, 1953) è
professore ordinario di Diritto processuale penale nell’Università di
Bologna.