Parlare di una vocazione oggettivistica di Duguit non ha certo senso in
virtù di un'acritica trasposizione del fatto sociologico in validità
normativa, quanto, piuttosto, per la tensione demistificante nei
confronti di quel formalismo che, lungi dall'essere pertinente al
proprio programma scientifico, tende a sostantivizzarsi, riempiendosi,
impropriamente, di contenuti. In questo senso, "Il diritto e lo Stato",
vera e propria pars destruens della sua riflessione, è ricostruzione
filologicamente impeccabile dell'incongruo conferimento di valore
operato a carico tanto del soggetto di diritto, quanto dello Stato,
luogo quest'ultimo, soprattutto nella dottrina giuspubblicistica
tedesca, di un atto di fede incondizionato, dalle radici, squisitamente,
teologico-metafisiche.