Il libro riconsidera teoricamente l'esperienza storica dell'intervento pubblico nell'economia. La rivoluzione keynesiana e le critiche ad essa rivolte, specie dalle scuole monetarista e austriaca, vengono qui rilette attraverso le categorie analitiche di Marx e di Gramsci. Scopo dell'autore è dimostrare che il Welfare State, anziché un mero fenomeno redistributivo interno al modo di produzione capitalistico, ha tutte le caratteristiche necessarie per poter essere pensato come autonomo modo di produzione, prima fra tutte la nuova veste sociale dei valori d'uso la cui produzione esso rende possibile: diritti e non merci. In quest'ottica vengono riesaminati i principali problemi posti, nelle formazioni sociali dell'Occidente, dalla coesistenza storica del Welfare State con il modo di produzione capitalistico: dall'inflazione al debito pubblico, fino alla cosiddetta "fine del lavoro" e all'emergere del "terzo settore".