La tutela del patrimonio genetico umano fra Costituzione e diritti: verso la formazione di un corpus iuris sul genoma umano
L'avvento
dell'era biotecnologica e la possibilità di intervenire direttamente
sul genoma umano per modificarne i caratteri ereditari, studiarne,
trattare o copiarne l'informazione genetica pongono inediti e peculiari
problemi di tutela di vecchi e nuovi diritti fondamentali emergenti in
relazione agli interventi di ingegneria genetica, alla decodificazione
del D.N.A. e all'imposizione di brevetti sui geni umani. La tutela del
patrimonio genetico umano, bene comune e individuale al tempo stesso,
delle generazioni presenti e delle generazioni future, diventa, così,
terreno paradigmatico per rimodulare obiettivi e strumenti del diritto -
e del diritto pubblico e costituzionale in particolare - in relazione
alle sfide normative del "secolo biotech" e di una società sempre più
globale e sempre meno garantita nei diritti dei singoli e dell'umanità.
Con il moltiplicarsi di norme di rango costituzionale, carte dei diritti
e documenti internazionali in materia inizia a delinearsi un "corpus
iuris" sul genoma umano a livello sia nazionale che sovranazionale. È un
processo che richiede, però, maggiore implementazione e
razionalizzazione giuridica fra fonti, princìpi fondamentali e diritti
di ultima generazione, per centrare l'obiettivo di una tutela
altrettanto "globale" ed efficace del bene più personale e, nel
contempo, condiviso e intertemporale del genere umano: il suo patrimonio
genetico.