Con gli scioperi del marzo 1943 nelle fabbriche del nord- ovest
ricompare il conflitto sociale che il fascismo aveva negato con la forza
della legge, con il sindacato corporativo, con l'apparato repressivo
dello Stato. Nei due anni che seguono, nel contesto della guerra
"totale", il conflitto come un flusso carsico attraversa le
concentrazioni industriali più importanti del paese. Non solo Torino,
Milano, Genova, ma tutti i distretti industriali connessi ai grandi
centri urbani. In queste realtà la tensione tra mondo della fabbrica e
chi detiene il potere si riproduce: con il governo militare di Badoglio
così come con gli occupanti tedeschi e la Repubblica di Salò. La
protesta operaia risulterà incredibilmente estesa, avendo nella difesa
di condizioni elementari di vita l'elemento di base rispetto al quale si
strutturano le relazioni con le direzioni aziendali, con i fascisti,
con i tedeschi e con le componenti dell'antifascismo, in primo luogo con
il partito comunista. Un gioco complesso, articolato per fabbriche, per
aeree, diversificato nel tempo a seconda delle situazioni che la guerra
alimenta e produce. Un gioco duro, spesso pericoloso, a volte mortale,
ma in cui i lavoratori scoprono la politica, le forme
dell'organizzazione, si fanno classe in uno scambio mai scontato con i
partiti antifascisti che nel rapporto con questo soggetto attivo della
modernità scoprono la possibilità di una nuova Italia. Al volume è
connesso un dota base dedicato alle dense cronologie delle lotte operaie
dagli scioperi del marzo 1943 alla Liberazione.