Povertà mondiale e diritti umani. Responsabilità e riforme cosmopolite
La
disuguaglianza continua ad aumentare di decennio in decennio. La parte
opulenta della popolazione mondiale diventa sempre più ricca e i poveri
rimangono a un livello al di sotto del minimo di sussistenza. Come può
persistere una povertà estrema per la metà dell'umanità, nonostante
l'enorme progresso economico e tecnologico, le norme morali e i valori
illuminati della nostra civiltà occidentale? Perché noi - cittadini
degli stati ricchi dell'Occidente -non troviamo perlomeno moralmente
preoccupante il fatto che un mondo da noi così fortemente dominato gravi
su così tante persone con tali inadeguate e inferiori posizioni di
partenza? La grave povertà sussiste proprio perché non riteniamo
moralmente obbligatoria la sua estirpazione. Le tesi centrali di questo
libro affermano che ogni ordine istituzionale è ingiusto quando la sua
applicazione produce prevedibilmente un enorme deficit di diritti umani.
Molti credono che i danni legati alla grande povertà cui assistiamo
siano estranei al nostro ordine istituzionale globale, o che non possano
essere notevolmente ridotti attraverso riforme realizzabili. Thomas
Pogge confuta questa convinzione analizzando in dettaglio tre riforme
minori, tra loro indipendenti, dell'ordine istituzionale globale, che
ridurrebbero drasticamente l'attuale miseria legata alla povertà.