Oltre 2 miliardi di persone al mondo vivono oggi in condizioni di
povertà, soffrendo la fame, l'oppressione e la guerra. Sono circa 65
milioni quelle che, nel corso del 2017, sono fuggite dai loro Paesi
cercando una vita migliore in Europa o in Nord America. Una massa di
persone con un urgente bisogno di aiuto, che ha provocato in Occidente
reazioni contrastanti. Alcuni governi hanno innalzato muri a difesa dei
propri confini, mentre nel dibattito pubblico vi è chi invoca una
politica delle frontiere aperte. Quale la risposta giusta di fronte alle
miserie del mondo e alle tragedie umanitarie del nostro tempo? Gettando
un ponte tra la riflessione filosofica e l'attualità, con prosa
asciutta e tagliente Julian Nida-Rümelin tenta di accompagnare il
lettore al di fuori della crisi di orientamento alimentata dalle
narrazioni dominanti, fornendo con semplicità espositiva gli strumenti
minimi per costruire un proprio giudizio etico e politico e per
reclamare un dibattito pubblico non viziato dall'evanescenza mediatica.
Se l'invito a pensare "oltre i confini" fissa lo sguardo sull'esigenza
di una giustizia globale e sullo scandalo dei milioni di essere umani
abbandonati al loro destino senza reali ragioni economiche, il coraggio
civile, che smaschera gli stereotipi trasversali agli schieramenti
politici, non sorvola altezzosamente sui timori delle fasce sociali che,
nelle democrazie occidentali, sono più esposte agli esiti di
un'integrazione improvvisata. Il percorso verso i postulati di una
politica e di un'etica della migrazione non conclude con una presa di
posizione scontata contro i confini, ma argomenta a favore della loro
legittimità, ribadendo il diritto alla migrazione stessa, ma negando che
essa sia la via primaria per risolvere la stridente ingiustizia che
domina l'economia mondiale.