Cibo e diritti: per un'agricoltura sostenibile
Antonio Jannarelli - Giappichelli, 2015

Negli
anni del nuovo millennio, il processo di liberalizzazione senza limiti
dell'economia, emancipata dal controllo degli Stati sovrani e, dunque,
dalle coordinate tradizionalmente individuate da un lato dalla
"politica" e dall'altro dal "diritto", ha portato ad una pluralità di
crisi a livello globale: in particolare alla crisi finanziaria emersa
nei mercati dei derivati si è aggiunta anche una grave e ricorrente
crisi alimentare. Dopo molti decenni di relativa crescita delle
produzioni agricole e che aveva fatto emergere, per via del
protezionismo statale, la questione relativa alla gestione delle c.d.
eccedenze produttive e senza, peraltro, condurre ad una più equa
distribuzione degli alimenti tra i paesi più ricchi e quelli in via di
sviluppo, il pianeta ha dovuto confrontarsi in misura nuova ed
accentuata con il tema della sicurezza alimentare. Questa situazione ha
generato molte tensioni sociali e suscitato molti interrogativi. Da una
parte, si sono palesati i gravi limiti intriseci al modello
socio-culturale affermatosi in maniera egemonica negli ultimi decenni
del Novecento che ha puntato soltanto sull'autonomia privata e sulle
libertà economiche senza alcun controllo sociale. Dall'altra, è riemersa
in maniera inconfutabile la "eccezionalità" dell'agricoltura, quale
forma di impiego, di governo e di amministrazione di risorse naturali
sia pure a fini produttivi, rispetto agli altri settori economici, sì da
giustificarne un trattamento "speciale". (Dalla Presentazione)