Il lavoro a termine tra modello europeo e regole nazionali
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Oggetto
privilegiato del dialogo tra Corte di Giustizia e giudici interni (per
la necessaria e uniforme applicazione del diritto dell’Unione), la
regolazione del lavoro a termine nell’ordinamento multilivello è un
esempio paradigmatico della reciproca “infiltrazione” tra diritto
sociale dell’Unione e diritti nazionali. Nella prima parte del volume la
ricerca mira a costruire un proto-modello europeo di lavoro a termine,
le cui componenti si possono trarre dalla rilettura dell’Accordo quadro
allegato alla direttiva n. 99/70, fatta alla luce della giurisprudenza
della Corte di giustizia, che insiste soprattutto sul principio di
effettività. Per i giudici e i legislatori nazionali, questo modello è
il parametro di controllo della conformità delle normative interne ai
vincoli europei. Proprio al confronto tra il proto-modello europeo e la
disciplina italiana è dedicata la seconda parte dell’indagine, con
l’esame delle disposizioni sul lavoro a termine: limiti numerici e
quantitativi d’impiego di lavoratori a termine (derogabili dalla
contrattazione collettiva); principio di parità di trattamento coi
lavoratori a tempo indeterminato; apparato sanzionatorio. Vengono qui
segnalati sia i punti di convergenza sia le difformità tra gli
ordinamenti – superabili queste ultime grazie al canone
dell’interpretazione conforme – sia infine veri e propri contrasti
tuttora aperti.