De officiis: quel che è giusto fare
Marcus Tullius Cicero - G. Einaudi, 2012
Nell'accezione
ciceroniana, gli "officia" sono regole di comportamento. Per condurre
bene, virtuosamente, sia la vita pubblica sia quella privata. Con il "De
officiis", l'anno prima di morire, Cicerone si rivolge al figlio Marco e
cerca di organizzare un sistema di trasmissione della memoria fra
generazioni. Una specie di "Etica spiegata a mio figlio", come si
intitolerebbe oggi, che è poi diventata uno snodo fondamentale per la
cultura latina, medievale e moderna. Nata in tempi difficili per
riassumere e tramandare l'identità culturale di una comunità in un
passaggio storico cruciale, nel momento di massima discontinuità
dell'organizzazione statuale romana, l'opera ha trovato lettori e
cultori molto in là nel tempo. Questo passaggio di consegne, elaborato
nella e per la guerra civile, è stato ripreso soprattutto quando la
latinità era solo un ricordo o un modello. Con modalità prescrittive,
Cicerone ha trasmesso il suo "munus" alle generazioni successive,
proponendo quello che, nella ricezione, è divenuto un paradigma per chi
si proponeva di riorganizzare altri tipi di società, sui fondamenti
della "sapientia", della "iustitia", della "magnitudo animis", del
"decorum". Si tratta di virtù che non potevano più essere, né
concettualmente né politicamente, quelle che Cicerone aveva messo a
punto ma che alla sua teorizzazione si rifacevano, reinterpretandola,
adattandola, in una trasmissione di valori che ha permeato la cosiddetta
"cultura occidentale" fino ai giorni nostri.