Filosofia dei mondi globali: Conversazioni con Giacomo Marramao
Stefano Franchi, Manuela Marchesini - Bollati Boringhieri, 2017
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Un pensiero all’altezza
della globalizzazione, ossia in grado di rimodulare le categorie
necessarie a comprendere il mutamento di scala che ha sovvertito il
nostro spazio-tempo: così, riconoscendole la rara qualità di novum
filosofico, è stata subito accolta la riflessione che Giacomo Marramao
ha dispiegato nel 2003 in Passaggio a Occidente. La sua risonanza ha
valicato ambiti disciplinari e altri confini, mentre il titolo stesso
assurgeva a espressione emblematica del transito – costitutivo di
un’epoca – verso approdi glocalizzati e mondi plurali affacciati tra le
pieghe di sfasature temporali. Negli anni, il saggio ha via via
aggiornato il proprio osservatorio teoretico-politico, e nel 2012 con la
traduzione inglese, condotta sulla nuova edizione del 2009, ha
raggiunto un pubblico planetario. Lo testimoniano le «voci» qui
raccolte, che entrano nel vivo delle tesi di Marramao e sanno farsi
ascoltare come in un simposio greco. L’oggetto del dibattito è però
attualissimo. Riguarda la trama lacerata dell’egemonia occidentale,
drammaticamente incapace di produrre una società a partire dall’economia
di mercato, e le forme in cui un orizzonte è ricostruibile, o almeno
perlustrabile. In dialogo stringente con i suoi interlocutori, Marramao
ha l’occasione di ridefinire ancora una volta i contorni
dell’universalismo della differenza, che destituisce l’identità dal
rango privilegiato che si era riservata, assegna una funzione strategica
alla politica della traduzione, considera il conflitto una «dimensione
cruciale e generativa», integra la razionalità comunicativa con la
narrazione. Nella convinzione che il destino della totalità sia
l’incompiutezza, e la sintesi solo una «formula insatura».