Corte di Strasburgo e giustizia penale
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La
Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la giurisprudenza della
Corte di Strasburgo sono oggi sempre più avvertiti come parte integrante
del diritto che il giudice penale italiano è chiamato quotidianamente a
interpretare e applicare, nella sua veste di "primo garante" dei
diritti convenzionali. Dal punto di vista dell'avvocato, d'altra parte,
la prospettiva di un ricorso a Strasburgo resta sempre sullo sfondo
delle possibili opzioni difensive a salvaguardia dei diritti
fondamentali, una volta esauriti i rimedi interni; ma, assai prima, la
Convenzione e la sua interpretazione possono oggi rivelarsi strumenti
preziosi durante il processo penale, per sollecitare il superamento di
prassi interpretative consolidate e/o la formulazione di questioni di
legittimità costituzionale. La principale difficoltà con cui il
penalista deve confrontarsi rispetto al "diritto di Strasburgo" è
legata, tuttavia, alla sua non agevole accessibilità: le sentenze della
Corte non sono tradotte in lingua italiana; non sono massimate nelle
modalità familiari al giurista italiano; né, ancora, sono di facile
reperimento nelle banche dati più diffuse presso magistrati e avvocati
italiani. Questo volume, che illustra in maniera sistematica la
giurisprudenza della Corte relativa alle disposizioni convenzionali
rilevanti nel giudizio penale, vorrebbe essere - anzitutto - una sorta
di vademecum ad uso del magistrato, dell'avvocato e dello studioso
italiani, i quali desiderino misurarsi con il necessario rigore con le
ormai numerosissime questioni che chiamano in causa l'ambito di tutela
dei diritti dell'uomo.