Tipologie contrattuali e disciplina delle mansioni: Decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81
Luigi Fiorillo, Adalberto Perulli - G Giappichelli Editore, 2016
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Il
diritto del lavoro italiano sta attraversando un profondo cambiamento
le cui direttrici sono contenute nel Jobs Act. Dopo aver disciplinato il
Ccontratto a tutele crescenti e la Naspi (Vol. 2 di questa Collana), il
legislatore affronta due tematiche di grande rilievo: il riordino delle
tipologie contrattuali e la disciplina delle mansioni.Nel promuovere il
contratto a tempo indeterminato come forma comune di rapporto di
lavoro, si introducono nuovi e più ampi margini di flessibilità
tipologica. Il contratto a tempo determinato e la somministrazione di
lavoro si liberano delle ragioni giustificatrici conservando limitazioni
connesse, il primo, alla durata e al numero massimo di lavoratori
utilizzabili, la seconda, al solo vincolo delle percentuali di impiego,
con l'equiparazione tra la somministrazione a termine e quella a tempo
indeterminato. Il ricorso al lavoro accessorio viene agevolato con
l'incremento del limite massimo annuale di guadagno per il lavoratore e
con l'ampliamento dell'ambito di applicazione della relativa disciplina.
Il lavoro intermittente trova ulteriori ipotesi di utilizzo tramite la
contrattazione aziendale e territoriale. La disciplina del part-time
attribuisce al datore di lavoro l'inedita possibilità di pattuire
clausole di variazione oraria avanti alle commissioni di certificazione.
Le regole sull'apprendistato, confermate negli aspetti qualificanti, ne
accentuano la funzione occupazionale a discapito di quella formativa.
Sul versante del lavoro autonomo, si contrasta l'impiego improprio di
talune fattispecie (abrogazione del lavoro a progetto e
dell'associazione in partecipazione con l'apporto di lavoro), nascono le
collaborazioni organizzate dal committente, che però soggiacciono alla
disciplina del lavoro subordinato, mentre quelle coordinate e
continuative ex art. 409 c.p.c., fatte salve, pongono nuovi problemi di
qualificazione. La disciplina delle mansioni riscrive l'art. 2103 c.c. e
inaugura la frontiera della flessibilità funzionale, sin qui rimessa ad
una interpretazione adeguatrice della sola giurisprudenza.Nel
complesso, il percorso intrapreso con questa parte del Jobs Act appare
capace di scardinare i punti fermi del tradizionale paradigma del
diritto del lavoro. L'analisi che viene presentata riguarda tutti i
principali aspetti degli istituti e mette in luce, in una prospettiva di
interpretazione sistematica attenta alle ricadute pratico-applicative,
le varie implicazioni, anche teoriche, delle novità legislative.