Le deroghe all'articolo 138 della Costituzione
De Martino Francesco Raffaello - Edizioni scientifiche italiane, 2014
Dalla metà degli anni Ottanta si sono susseguite alcune ipotesi di
revisione costituzionale che avevano l’ambizione di modificare gli
assetti fondamentali delle Istituzioni repubblicane. Nelle aule
parlamentari ha preso sempre più corpo la disputa intorno ad una riforma
organica della Costituzione, laddove ha perso rilievo la pur
consistente questione della sua attuazione. Il disegno di legge
costituzionale A.S. n. 813 del 2013 ha riacceso la polemica sul problema
della cd. Grande Riforma. Quest’ultima iniziativa ha posto una
serie di quesiti. Anzitutto quello della praticabilità delle revisioni
organiche. Difatti, diversamente da quanto accade in altri ordinamenti,
il meccanismo di produzione normativa di cui all’articolo 138 non
contempla procedure diversificate. Tale progetto ancora, analogamente
alle Commissioni bicamerali del ’93 e del ’97, disciplinava una
procedura in deroga a quella ordinaria, alterando significativamente il
procedimento di revisione costituzionale e la natura rigida della
Costituzione. Più in generale da una certa fase storica sono state
realizzate significative revisioni costituzionali sostenute da
iniziative governative e approvate con decisioni di maggioranza, in
aperto conflitto con le minoranze. Il caso più emblematico è stato la
riforma del 2005, respinta mediante il referendum del 2006. Si è
prodotta così una sorta di degradazione della legislazione
costituzionale verso quella ordinaria, capace di intaccare la natura
garantista del procedimento di revisione costituzionale e la validità
della Costituzione. L’andamento della storia costituzionale degli ultimi
trent’anni dimostra, dunque, che La lotta per il diritto (e
per la Costituzione) non è finita. Ciò non di meno, le vicende esaminate
in questo studio e i loro esiti segnano una ripresa a favore di quanti
intendono preservare l’impianto fondamentale della Costituzione del
1948.