La legge della razza: strategie e luoghi del discorso giuridico fascista
Silvia Falconieri - Il Mulino, 2011
I
giuristi dell'epoca fascista si adoperarono per attribuire una veste
giuridica alla nozione di razza. Quale fu il loro contributo alla
costruzione della diversità dell'ebreo, introdotta con i decreti del
1938? Come fu accolta la nuova categoria di "cittadino italiano
appartenente alla razza ebraica", in un momento in cui nomi di origine
notoriamente ebraica figuravano tra quelli dei più apprezzati giuristi
del tempo? Questo volume analizza gli strumenti e i percorsi attraverso i
quali fu definito il discorso giuridico sulla razza nell'Italia degli
anni Trenta e Quaranta. Intrecciando diversi registri comunicativi, i
giuristi più vicini al regime fascista delinearono i temi conduttori del
nuovo "diritto razzista", utilizzando una strategia discorsiva che
congiungeva la questione razziale coloniale e quella metropolitana.
Particolare attenzione è dedicata alle riviste, luoghi privilegiati in
cui furono definite le basi teoriche della dottrina sulla diversità
razziale. Fondamentali strumenti per l'elaborazione e la diffusione del
sapere giuridico europeo a partire della seconda metà del XIX secolo, le
riviste rappresentarono il principale canale di legittimazione del
"diritto razzista", che finì così per ritagliarsi una propria
specialità.