Il fuoco sacro di Roma
Il più importante archeologo italiano racconta il rito del fuoco pubblico che ha coronato la fondazione di Roma.
A Roma la dea del fuoco pubblico era Vesta. Il suo culto è stato
istituito probabilmente da Romolo intorno alla metà dell’VIII secolo
a.C. Due secoli dopo Roma incoraggia su questo fuoco pubblico un mito
fondativo più cosmopolita: sarebbe stato portato nel Lazio da Enea, che
lo avrebbe salvato da Troia in fiamme. Il fuoco dei Romani è stato
spento e riacceso dalle vestali ogni primo giorno di marzo nel corso di
1150 anni. Le sei sacerdotesse, strappate da bambine alla famiglia,
dovevano conservarsi illibate per almeno trent’anni. In compenso veniva
loro riconosciuto un rango elevatissimo ed erano le sole donne che a
Roma possedessero una piena capacità giuridica.
Andrea Carandini e la sua scuola hanno ricostruito il santuario di Vesta e parte del circondario, contribuendo in modo fondamentale alla comprensione del centro sacrale, istituzionale e culturale della città-stato. Grazie a uno scavo durato un trentennio è stato possibile analizzare la radura o lucus di Vesta, i luoghi di culto dei Lari, di Marte e Ops, di Giove Statore, e conoscere le capanne e le case delle vestali, dei re e dei massimi sacerdoti della città-stato.
Raccontare la storia di questo cuore urbano a un vasto pubblico è la ragione del libro. Non sarà più possibile una storia di Roma che ignori le scoperte di questo scavo condotto alla pendice settentrionale del Palatino.
Andrea Carandini e la sua scuola hanno ricostruito il santuario di Vesta e parte del circondario, contribuendo in modo fondamentale alla comprensione del centro sacrale, istituzionale e culturale della città-stato. Grazie a uno scavo durato un trentennio è stato possibile analizzare la radura o lucus di Vesta, i luoghi di culto dei Lari, di Marte e Ops, di Giove Statore, e conoscere le capanne e le case delle vestali, dei re e dei massimi sacerdoti della città-stato.
Raccontare la storia di questo cuore urbano a un vasto pubblico è la ragione del libro. Non sarà più possibile una storia di Roma che ignori le scoperte di questo scavo condotto alla pendice settentrionale del Palatino.