Era figlia di Agrippa, il trionfatore di Azio, e di Giulia, l’unica
figlia di Augusto. La madre colpita dal marchio dell’infamia e relegata
al confino di Ventotene, la sorella esiliata alle Tremiti, l’ultimo
fratello superstite sgozzato nell’isola di Pianosa. Lei sola, Agrippina,
si salva dalla tragedia domestica che si abbatte sulla discendenza
diretta di Augusto. Dal padre aveva appreso la disinvoltura a convivere
con le truppe. Dalla madre aveva assunto il carattere passionale e
l’arroganza di casta non disgiunta dal tratto affascinante che sapeva
sedurre anche i ceti subalterni. Dal nonno Augusto aveva ereditato il
senso dell’autorità e il rispetto per la più antica tradizione dei
valori romani. Ma era donna e, se una donna voleva emergere, doveva
pilotare nell’ombra l’azione del marito. Così fa con Germanico che, per
volontà di Augusto, era stato adottato come erede da Tiberio. Germanico
resta però leale a Tiberio, nonostante la palese e ben motivata
avversione di Agrippina verso il successore del nonno, al quale la
matrona contrappone ad arte le gesta del marito, trasformandolo in mito
vivente. La tragedia però scoppia al ritorno della coppia dall’Egitto.
Di lì a poco Germanico muore e la vedova torna a Roma accusando Tiberio
di essere il mandante della morte del marito. La figura di Agrippina, da
quel momento, si avvia a un tragico tramonto.