di: Thomas Casadei
La controversa nozione di diritti sociali si colloca al cuore dei rapporti tra alcune categorie-chiave del lessico filosofico-giuridico come quelle di eguaglianza, solidarietà, cittadinanza, Stato sociale. Dalla trattazione della loro genesi sul finire del Settecento, con particolare attenzione alle argomentazioni di Thomas Paine, si passa alla disamina del loro sviluppo, della loro configurazione giuridica e delle critiche ad essi rivolte nel corso del Novecento, fino ad arrivare alle teorie del basic income (o "reddito minimo garantito"), intese come proposte alternative e di superamento dei diritti sociali (e delle forme giuridico-costituzionali in cui essi hanno preso corpo). La questione è in tal modo affrontata fino al contesto della globalizzazione e dei complicati processi di unificazione europea, anche al fine di individuare percorsi di rilancio 'dal basso' della democrazia stessa. L'idea di fondo è che i diritti sociali siano, a pieno titolo, "diritti fondamentali" e "umani" e che per essere esigibili abbiano bisogno di due condizioni strutturali: essere concepiti come "indivisibili", "interdipendenti" e "interconnessi" rispetto agli altri diritti fondamentali (ciò che è sancito dalla Dichiarazione di Vienna del 1993) ed essere radicati contestualmente entro uno spazio sociale e istituzionale che oggi non può che essere multilevel ma che, al tempo stesso, non prescinde dal potere regolatore e attuativo degli Stati.