Punire. Una passione contemporanea
Negli
ultimi decenni le nostre società sono diventate più repressive, le
leggi più severe, i giudici più rigidi, e questo senza che ci sia alcun
legame diretto con la criminalità. Didier Fassin si sforza di cogliere,
con un'analisi genealogica ed etnografica, la posta in gioco di questo
momento punitivo. Per farlo, è necessario aggiornare quello che sappiamo
sulla stessa "strana pratica, e la singolare pretesa, di rinchiudere
per correggere, avanzata dai codici moderni" di cui parlava Foucault.
Quella nuova tecnologia chiamata punizione. Che cosa c'è da punire?
Perché abbiamo bisogno di imporre punizioni? E contro chi? Queste tre
domande disegnano il campo di un dialogo critico tra la filosofia morale
e le teorie del diritto. Con un'indagine sulle diverse configurazioni
della punizione nella storia e nelle nazioni, Fassin mostra che non
sempre il crimine è stato disciplinato da sofferenze inflitte per legge e
che non necessariamente la punizione appartiene a logiche razionali,
usate per legittimarla. Per di più, l'inasprimento delle pene e la
disuguaglianza nella loro distribuzione rendono la società meno sicura e
meno giusta. Quello di Fassin è un saggio attualissimo in tempi di
trionfo del populismo, perché offre gli strumenti per una revisione
delle premesse che alimentano la passione punitiva e invita a ripensare
la sua collocazione nel mondo contemporaneo.