Concorrenza, trasparenza e autonomie. Regolazione dei mercati e nuove forme di governo pubblico dell'economia
Recenti
dinamiche della regolazione dei mercati segnalano una tendenza
dell'ordinamento a ripristinare forme di governo pubblico dell'economia
che sembravano definitivamente superate, e che restituiscono allo Stato
strumenti di intervento particolarmente incisivi, affidati non più
all'Esecutivo ma ad alcune Autorità amministrative indipendenti. Nel
settore dei contratti pubblici e della trasparenza, le norme vigenti e
gli indirizzi applicativi seguiti dall'ANAC realizzano una dilatazione
del comparto pubblico sia in senso soggettivo, sia in senso oggettivo.
Per altri versi, la disciplina della concorrenza modella la regolazione
di taluni settori di mercato secondo "un approccio sostanzialmente
statocentrico". Ne hanno fatto le spese le autonomie regionali, e più di
recente le autonomie sociali: l'esercizio dei penetranti poteri
sanzionatori dell'AGCM presenta connotati conformativi della regolazione
dei servizi professionali in grado di comprimere fortemente l'autonomia
deontologica delle categorie professionali. Altre forme e momenti di
compressione delle autonomie possono essere osservati nel processo di
riordino delle Camere di commercio, autonomie funzionali sacrificate
alle esigenze di contenimento della finanza pubblica, e nella pur
improrogabile riforma delle banche popolari, dove singolari poteri di
regolazione "in deroga alla legge" sono espressamente attribuiti alla
Banca d'Italia. Altri casi consentono di rilevare come, nel quadro di un
dibattuto pubblico superficiale, la crisi economica divenga, accanto
alla trasparenza ed alla concorrenza, ulteriore fattore di
legittimazione delle politiche di regolazione; anche a costo di condurre
a soluzioni incoerenti rispetto alla necessità di garantire la libertà
di iniziativa economica e l'autonomia delle imprese attraverso la tutela
dell'affidamento in un quadro di regole chiaro e tendenzialmente
stabile.