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giovedì 26 aprile 2018

Sezione Diritto e società

La pluralità di parti nel processo tributario

Francesco Vincenzo Albertini - G Giappichelli Editore, 11 gen 2018 
 
Anteprima
Premessa La prima ondata di commenti al D.Lgs. 31 dicembre 1992, n. 546 – che ha introdotto nel processo tributario una disciplina, sia pure lacunosa ed embrionale, del litisconsorzio – si è da tempo esaurita; non è mai venuta meno, tuttavia, l’attenzione degli studiosi per le tematiche dei giudizi con pluralità di parti, sollecitata soprattutto dalle prese di posizione e dai ripensamenti della Corte Suprema. Al dinamismo giurisprudenziale si è tradizionalmente contrapposta la cautela della dottrina, la quale, sia pure con qualche significativa eccezione, assegna alla pluralità di parti nel processo tributario un ruolo circoscritto. La natura impugnatoria del giudizio avanti alle commissioni concede certamente minor spazio, rispetto al processo civile, all’operatività degli istituti che realizzano il litisconsorzio. Nondimeno, anche il diritto tributario conosce fenomeni di collegamento fra atti e fra rapporti riconducibili ai modelli della connessione – ma anche della pregiudizialità dipendenza e dell’incompatibilità e alternatività – ed in questa materia si prospetta sovente, come avanti al giudice ordinario, l’utilità – e perfino la necessità, come reputa la giurisprudenza – che al giudizio prendano parte più soggetti rispetto ai due indispensabili perché si abbia un processo. Oggetto di interesse, nel tempo trascorso dall’entrata in vigore della riforma, è stata soprattutto la pluralità di parti necessaria, con riguardo alla quale la Corte di Cassazione è pervenuta, in anni recenti, ad elaborare una lettura dell’art. 14, comma 1, D.Lgs. n. 546/1992, che allontana il litisconsorzio necessario nel processo avanti alle commissioni dal modello codicistico. Su tale peculiare orientamento si è concentrata, negli ultimi tempi, la considerazione critica della dottrina, che ne ha messo in luce la debolezza dei fondamenti e la farraginosità delle implicazioni. Nel presente lavoro si è cercato, anche, di porre le basi per una rimeditazione del tema della pluralità necessaria di parti, muovendo da una rilettura delle norme costituzionali che, ad avviso della giurisprudenza, governano non soltanto la disciplina sostanziale, ma anche l’attuazione della disciplina medesima, imponendo soluzioni processuali necessariamente litisconsortili, e da una diversa – e corretta, si ritiene – visione del modello processuale al quale è riconducibile il giudizio tributario. Più in ombra, nel dibattito dottrinale e giurisprudenziale, sono rimaste le implicazioni del litisconsorzio facoltativo e delle modalità attraverso le quali può trovare attuazione, a proposito delle quali – e soprattutto degli interventi in giudizio – sono state proposte, in passato, letture svalutative. La perdurante incertezza, soprattutto in ordine ai margini di ammissibilità dei vari modelli di intervento, ha distolto da questi anche l’interesse della prassi. Alla luce di recenti arresti della Corte Suprema in materia di intervento adesivo, si è quindi focalizzata l’attenzione sugli istituti che realizzano il litisconsorzio facoltativo, allo scopo di vagliarne le potenzialità applicative e di cercare di dare risposta all’esigenza, che è espressa da più parti, di conferire maggiore razionalità ed equità al contenzioso riguardante le fattispecie nelle quali più soggetti sono coinvolti nel prelievo fiscale. Sono, in effetti, gli istituti che attuano la pluralità facoltativa di parti che meglio si prestano a soddisfare, nel processo avanti alle commissioni, le diffuse istanze di eguaglianza tributaria, equità e razionalità dell’imposizione. Fin qui la premessa alla prima edizione di questa monografia. Nei quattro anni trascorsi lo scenario giurisprudenziale non ha subito mutamenti radicali, benché, sia la cautela nell’estendere, da parte della Cassazione, il modello di litisconsorzio necessario elaborato un decennio orsono dalle Sezioni Unite a nuove fattispecie, sia i temperamenti – ancorché modesti – alla conseguenza radicale costituita dalla nullità della sentenza pronunciata a contraddittorio non integro e al rinvio della causa al giudice di prime cure, nelle ipotesi di litisconsorzio necessario, paiono significativi. Ha trovato conferme ulteriori, d’altra parte, l’orientamento che ammette con ampiezza l’intervento adesivo nel processo avanti alle commissioni, circostanza da valutare positivamente, quantunque l’affermazione dell’istituto si accompagni ad un preoccupante ritorno della giurisprudenza a teorie sull’efficacia riflessa del giudicato nei confronti dei terzi che parevano definitivamente archiviate. Nella revisione sono considerati, appunto, le novità, ma soprattutto le conferme rinvenibili negli orientamenti giurisprudenziali, e i contributi dottrinali dei quali non era stato possibile dar conto nella versione originaria della monografia. Di questa si è anche cercato di rendere più organico e completo l’impianto. Per concludere, un grande ringraziamento s’impone a chi mi ha ripetutamente esortato – talvolta vigorosamente – a rimetter mano a questo lavoro. Milano, luglio 2017