Il soggetto. II. Capacità, legittimazione, status
Pasquale Stanzione - Giuffrè, 2017
La capacità e lo status costituiscono ancora oggi le coordinate
giuridiche lungo le quali si registra l'evoluzione della condizione
della persona umana nonché il significato, l'estensione e i limiti dei
suoi attributi. Si profila, così, la necessità di seguire - in una
sorta di inventario ciclico - il passaggio dallo status al contratto,
dal contratto allo status e di approdare, attraverso la polisemia
moderna del termine ovvero attraverso la sua pretesa irrilevanza,
all'unicità dello status personae, per cui l'uomo riceve protezione
dall'ordinamento per il suo stesso esistere. Il fondamento normativo è
nell'art. 2 cost.
Lo status peraltro è il presupposto della capacità giuridica.
Questa, pur declinata nella sua identificazione con la soggettività, non
acquista importanza se non si delinea la trasformazione del soggetto in
persona. Ma di una persona in situazione, nella dimensione concreta
delle condizioni personali e sociali, dei suoi diritti, dei suoi
bisogni, dei suoi doveri. Intesa in tal senso, la capacità giuridica si
differenzia dal valore della personalità. Immediate e ineludibili le
conseguenze: ad esempio, in tema di condizione giuridica del nascituro.
La stessa tradizionale dicotomia capacità giuridica-capacità di
agire, che pur conserva utilità di impiego nell'ambito delle situazioni
patrimoniali e trova un indubbio fondamento normativo, non si
giustifica per le situazioni esistenziali. Qui determinante diventa il
parametro della capacità di discernimento, slegata da ogni riferimento
all'età e collegata al raggiungimento della maturità di giudizio della
singola persona. Il minore, in questa prospettiva, rinviene sicura
attenzione e valida promozione dello sviluppo armonico della
personalità. Nell'indicata direzione si muovono, oggi, molteplici dati
legislativi e l'esperienza giurisprudenziale, italiana e comunitaria.
Nel novero di tali categorie generali si tenta di inserire anche la
legittimazione. La nozione conosce una serie di accezioni che spaziano
dal diritto sostanziale a quello processuale e, quindi, ne snaturano la
pregnanza. Si pensi soltanto ai rapporti con l'autonomia privata e con
la titolarità. Ma la legittimazione, come categoria, può avere un senso
per il linguaggio giuridico e un'utilità anche per il diritto positivo,
se con essa si riesce a riconquistare il concreto dell'esperienza reale,
che dipende e si riassume nell'assetto di interessi disposto con un
specifico atto o contrattazione, nel contegno del singolo soggetto e
nelle condizioni in cui questi è effettivamente costretto ad agire.