Responsabilità degli amministratori di società e ruolo del giudice. Un'analisi comparatistica della business judgement rule
Carlo Amatucci - Giuffrè, 2014
"Nelle
società commerciali la legittimazione degli amministratori nella
conduzione degli affari sociali deve essere considerata assoluta quando
la loro azione è conforme alla legge. Il giudice non è legittimato a
sostituire la propria valutazione a quella degli amministratori. [...]
Ciò non significa che la decisione degli amministratori sia stata
corretta nel caso di specie. Valutazione che esula dal nostro potere. La
Corte si limita a stabilire che la decisione è parsa opportuna agli
amministratori e le allegazioni di chi la impugna non dimostrano frode,
illiceità o conflitto di interessi nel processo decisionale" (SHLENSKY
V. WRIGLEY, 237 N.E. 2d, 776, 777-778 - Ill. App. 1968). Sono trascorsi
più di quattro decenni da questo arresto della Corte d'Appello
dell'Illinois del 1968 e la c.d. Business Judgment Rule resta più che
mai viva e dibattuta nella giurisprudenza e nella letteratura dei
principali ordinamenti societari. Alla dottrina della Business Judgment
Rule, sempre più invocata anche nelle sentenze italiane di merito e di
legittimità, è affidato il difficile compito di individuare il giusto
punto di equilibrio tra discrezionalità ed efficiente gestione delle
società, da un lato, ed obblighi precisi e responsabilità rigorosa degli
amministratori, dall'altro. È indubbio che, in ciascun ordinamento, la
modulazione di tale dottrina contribuisca a dare forma ad un peculiare
assetto del governo societario.