Fin dal primo giorno di pontificato, papa
Francesco ha dimostrato di voler cambiare in profondità, con i suoi gesti, con
le sue parole, con i suoi atti, una Chiesa che appariva “ridotta a una struttura
sclerotica, incapace di cogliere i fermenti e le esigenze dei suoi stessi
fedeli, spesso chiusa – quanto meno agli alti livelli gerarchici – nei privilegi
di carriera e di casta”. Ma sarà in grado di intervenire anche sul “potere
temporale” della Chiesa che, dai Patti Lateranensi del 1929 a oggi, si è
manifestato soprattutto sotto forma di influenza (e talvolta di ingerenza) sulla
realtà sociale e politica dello Stato italiano? Riuscirà un vescovo “venuto
dalla fine del mondo”, un alieno rispetto al potere curiale, a liberare il
papato e l’Italia da questa rete di relazioni pericolose? Sono domande che,
secondo un autore laico eppure molto attento all’esperienza religiosa e alla
storia della Chiesa cattolica come Corrado Augias, tutti gli italiani dovrebbero
porsi. Per trovare una risposta, l’autore ripercorre in questo libro i momenti
fondamentali del rapporto che la Chiesa ha intrattenuto con il potere politico,
dalla cosiddetta “donazione di Costantino” al Sacro Romano Impero e alla lotta
per le investiture, dalla Riforma e dalle guerre di religione a Napoleone, dal
Risorgimento con la breccia di Porta Pia ai concordati con lo Stato italiano:
quello del 1929 voluto da Mussolini e Pio XI (e inserito nella Costituzione
repubblicana grazie al voto favorevole di Togliatti) e quello firmato nel 1984
da Craxi. Infine, Augias analizza in dettaglio, nell’ultimo capitolo,
l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, che racchiude la visione
programmatica del pontificato di papa Francesco. E dove leggiamo un’affermazione
tutt’altro che integralista: “Né il papa né la Chiesa posseggono il monopolio
dell’interpretazione della realtà sociale e della proposta di soluzioni per i
problemi contemporanei