Stato Costituzionale (PC n.4). Sul nuovo costituzionalismo
Mauro Barberis - Mucchi 2012
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È ormai diffusa l’idea che, dopo gli
anni difficili dello Stato legislativo e della democrazia parlamentare, siamo
entrati – noi europei, noi occidentali, forse addirittura noi umani – nell’età
dello Stato o della democrazia costituzionali. Vi sono peraltro differenze fra
questa e le tante retoriche dell’inaudito che affollano la
comunicazione contemporanea. Intanto, è vero che, dopo il Secolo breve, nessuno
crede più allo Stato o alla democrazia senz’altra qualifica: e la
qualifica ‘costituzionale’ è forse la meno enfatica e la più realistica fra le
tante a disposizione. Poi, è anche vero che la cultura costituzionalistica delle
regole, dei controlli e dei limiti rappresenta una delle ideologie meno
usurate fra quelle influenti sulla classe politica e fra gli operatori del
diritto. Infine, si tratta d’idea ormai condivisa anche internazionalmente: una
sorta di senso comune minimo per le élite del mondo globalizzato. Questo lavoro
esamina appunto le implicazioni giuridiche, politiche ed etiche dell’idea di
Stato costituzionale: il neocostituzionalismo, che si candida a teoria del
diritto più adeguata al costituzionalismo globale; la democrazia costituzionale,
come superamento più che completamento della democrazia parlamentare; il
pluralismo dei valori, come metaetica più idonea ad arbitrare il conflitto fra
valori, principi e diritti costituzionali.