G. Cazzetta - Il Mulino
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Nei discorsi dei giuristi le celebrazioni retoriche
dell'appartenenza e le costruzioni dei nessi tra diritto e legge statale
permettono di seguire il tormentato passaggio dalle patrie regionali allo Stato
unitario e di cogliere la costruzione e la legittimazione di istituzioni, leggi
e giurisprudenza nel Regno d'Italia. Raccordando presente e passato e
prospettando il futuro, la retorica dell'appartenenza tende a uniformare
contenuti spesso diversi tra loro: il richiamo al diritto "veramente italiano"
ora celebra la perfetta unione tra nazione e Stato, ora reclama il compiersi del
destino manifesto della nazione. La rappresentazione identitaria diviene più
esplicita ma non più univoca: la legittimazione del nuovo Stato unitario ha
bisogno di storia e di tradizioni, ma la definizione dell'italianità della
storia del diritto offre un passato dai tratti mutevoli. Dopo la prima guerra
mondiale nazionalismo e fascismo impongono un quadro unitario fondato
sull'identità razziale e sulla cancellazione di ogni divergenza tra politica e
diritto. La retorica identitaria assorbe e falsa i miti risorgimentali e vede il
diritto fascista come culmine della storia nazionale. I giuristi non sembrano
porre alcuno schermo allo Stato e alla politica fascista, se non per rivendicare
sommessamente le caratteristiche della loro ricostruzione tecnica. Nel
dopoguerra, sarà questa fragile "barriera formale" a essere usata dai giuristi
per affermare l'identità italiana non travolta dal fascismo.