Cerca Copia |
Autore : Matteo L. Vitali
Benché non ignote al diritto societario, le azioni riscattabili sono state
tipizzate, all'interno della disciplina della società per azioni, soltanto con
la riforma organica delle società di capitale del 2003. La sinteticità con la
quale la nuova norma (art. 2437-sexies c.c.) ha regolato l'istituto è di stimolo
per intraprenderne uno studio approfondito che prende avvio dalla ricostruzione
storica dello stesso e dalle funzioni astrattamente attribuibili al meccanismo
di riscatto di partecipazioni. Il lavoro monografico si concentra poi sullo
studio della fattispecie, individuando - anche tramite continui rinvii ad
esperienze di altri ordinamenti - la nozione di riscatto di azioni e gli
elementi soggettivi e oggettivi che la compongono e soffermandosi, infine, sul
problematico profilo dei presupposti del riscatto e sulla figura del c.d.
riscatto ad nutum. Quest'ultimo aspetto è, in particolare, collegato a temi di
ampio respiro e oggetto di approfondito studio da parte della dottrina, quale
quello relativo alla status socii e alla sua conservazione che, in questa sede,
vengono richiamati e resi oggetto di riflessione. La seconda parte del saggio
accoglie la ricostruzione della disciplina dell'istituto che - agli occhi
dell'interprete - si presenta in modo frammentato e disorganico posto che, da
una parte, comporta un necessario richiamo a una parte soltanto delle regole
dettate per il recesso del socio e a una loro applicazione nei limiti della
compatibilità con l'istituto delle azioni riscattabili e, dall'altra parte, si
completa per un'ipotesi soltanto - ossia quando il riscatto viene esercitato
dalla società - con un ulteriore richiamo alla disciplina delle azioni proprie.
Il lavoro si conclude, infine, con l'analisi delle problematiche connesse con
l'introduzione, durante societate, della clausola di riscatto, nel tentativo di
individuare un criterio discretivo per mezzo del quale identificare le ipotesi
rispetto alle quali l'introduzione della clausola si può tradurre in una
condotta abusiva nei confronti dei soci che vi vengono assoggettati e che
richiedono, dunque, il consenso anche di questi ultimi per una legittima
introduzione della clausola medesima tra le regole statutarie