Pietro Adami
I servizi pubblici locali hanno subito un doppio terremoto. La prima scossa l'ha data il referendum che ha abrogato all'art. 23-bis del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, che aveva per oggetto i modelli di gestione dei servizi pubblici locali, tra cui la distribuzione dell'acqua. La seconda scossa l'ha data la sentenza n. 199/12 con cui la Corte Costituzionale, il 17 luglio 2012, ha dichiarato l'incostituzionalità dell'art. 4 d.l. 138/2011, con cui il legislatore aveva riproposto, in sostanza, le norme abrogate dal referendum. In questo quadro, già complesso, è intervenuta la spending review (d.l. 95/12 convertito con l. 135/12) che ha introdotto restrizioni e vincoli alle società controllate dalle pubbliche amministrazioni. Si rende, quindi, particolarmente necessaria una generale riflessione sulla disciplina oggi vigente, partendo da quanto resta della disciplina nazionale. Occorre, poi, comprendere quali siano le norme comunitarie direttamente applicabili, che oggi non forniscono solo l'architrave del sistema ma, con l'ausilio del diritto pretorile comunitario della Corte di Giustizia Europea, anche le norme di dettaglio.