di: M. Giovanna Ruberto - Cristiano Barbieri
Il crescente progresso tecnologico ha permesso di acquisire conoscenze fondamentali sul funzionamento dell'encefalo, al punto che le moderne tecniche di neuroimaging (TC, RMN, SPECT, PET, fRM, etc.) vengono utilizzate non solo a scopi di ricerca (in neurologia, in psicologia ed in psichiatria), ma anche per finalità diagnostico-terapeutiche. In sede clinica, quindi, è innegabile il valore dell'apporto conoscitivo e dell'applicazione empirica di tali metodiche. Tutto ciò ha posto però il problema dell'utilizzo, anche in ambito medico-legale, delle tecniche di neuroimaging, nell'ipotesi che l'impiego delle stesse a scopi valutativi possa rendere più oggettivo il giudizio finale. In realtà, considerando sia le tipologia, che le finalità della valutazione psichiatrico-forense, l'oggettività del giudizio conclusivo è garantita dalla corretta applicazione della metodologia medico-legale, cioè di quella procedura conoscitiva tanto più scientifica, quanto più rigorosa nella correlazione delle acquisizioni tecniche ai costrutti normativi di riferimento. In questa prospettiva, il contributo delle Neuroscienze può essere utilizzabile soltanto nella misura in cui può fornire informazioni cliniche più approfondite, da integrarsi sempre e comunque nella predetta metodologia valutativa.