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lunedì 4 gennaio 2010

Evento

Fondi europei 2007-2013 e partecipazione dei territori
Ritardo nell’avvio della spesa
e deficit di partenariato.



Sabato 9 GENNAIO 2010
ore 10.30 - 17.30
Centro culturale
VILLA BARILE
Via delle Calcare
CALTANISSETTA





Due temi strettamente connessi sono da sottoporre ad attenta e urgente riflessione:
1. lo stato della spesa dei Fondi strutturali 2007-2013, il ritardo nell’avvio della spesa e il rapporto con la situazione finanziaria della Regione, che è stata tentata nel passato e può essere indotta nel presente a risolvere lo stato di crisi con l’utilizzazione impropria delle risorse europee;
2. la partecipazione degli attori territoriali e locali, innanzitutto la partecipazione dei Comuni, secondo il dettato delle regole europee, al processo di utilizzazione dei Fondi europei per lo sviluppo dei territori e della Regione, piuttosto che per finalità ordinarie e per sopperire alle difficoltà finanziarie.
Nei lavori del Cantiere il primo tema costituirà il contesto per un’analisi del secondo, con la inalità di discutere l’avvio della spesa dei Fondi dell’Asse 6 del FERS, che in queste settimane sta per essere avviata, con la costituzione delle coalizioni territoriali e con la proposta dei programmi relativi (PISU e PIST).
L’ascolto della voce dei Sindaci è il più importante obiettivo della giornata di lavoro del Cantiere.
1. Lo stato della spesa e il ritardo dell’avvio.
E’ maturato il terzo anno di ritardo nell’avvio della utilizzazione dei Fondi strutturali europei relativi al periodo 2007-2013. Tre anni sui sette del programma.
Non si hanno ancora valutazioni compiute sull’utilizzo dei Fondi della tornata precedente, relativi al 2000-2006 e che sono stati utilizzati fino allo scorso mese di giugno, ma il Rapporto SVIMEZ 2009 valuta che oltre il 40% di detti fondi sono stati destinati a “progetti coerenti”, ossia ai cosiddetti progetti di sponda, che hanno finanziato opere o attività già realizzate con risorse altre, di fatto non rispettando il dettato delle regola europea dell’”addizionalità” della spesa per lo viluppo prevista dai regolamenti, e condizione della capacità di creare sviluppo.
Difficile pensare che l’utilizzazione dei Fondi 2007-2013 partendo con un tale significativo itardo, che va verso la metà del tempo destinato alla spesa, possa raggiungere traguardi migliori rispetto al 2000-2006 e non cada nella trappola della fretta e della cattiva qualità della spesa per lo sviluppo o, ancora peggio, attraverso il meccanismo dei “progetti coerenti”, vada surrettiziamente a finanziare la spesa ordinaria di una regione con i conti non in ordine e con rilevanti problemi di deficit di bilancio, come è la Regione siciliana.
Il ritardo nell’avvio della spesa e il rischio di “disimpegno automatico” – ossia il rischio di dovere restituire le somme che non sono state impegnate e spese entro i termini stabiliti dai regolamenti – incoraggia il ricorso all’utilizzo della rendicontazione attraverso i “progetti coerenti”, e la situazione di difficoltà finanziarie ordinare della regione siciliana incoraggia all’utilizzazione dei fondi recuperati attraverso i progetti coerenti per finalità di spesa corrente, sottraendole agli investimenti destinati allo sviluppo.
2. Il partenariato e il ruolo dei Comuni
Il ritardo e il meccanismo di recupero dei fondi inoltre rende difficile, per non dire impossibile il
partenariato degli attori locali.
I Fondi europei sono destinati a territori (regioni, aree provinciali e comunali e territori locali) e
debbono essere programmati, gestiti e monitorati sulla base di un partenariato diffuso e a molti livelli.
Per intendere il cuore della questione si deve riflettere sulla circostanza che la Regione o i Dipartimenti regionali che gestiscono i Fondi sono appunto “Autorità di gestione” e non beneficiari o, fuori dal lessico europeo, destinatari e proprietari utilizzatori dei Fondi. La Regione e i Dipartimenti debbono “gestire” fondi che vanno ai territori e ai beneficiari finali, e debbono gestire tali fondi senza mai abbandonare il metodo partenariale.
Il partenariato a cui è tenuta la Regione, autorità di gestione dei Programmi operativi regionali del FERS e de FSE innanzitutto, ma anche dei Fondi per l’Agricoltura, riguarda gli attori economici e sociali e riguarda gli attori istituzionali, primi tra tutti i Comuni e le Province della Regione. La qualità del partenariato non è mai stata particolarmente alta nel Mezzogiorno e in Sicilia in particolare, e a volte si è anche ridotta a una pratica burocratica, quasi solo necessaria per la finale rendicontazione.
La Regione si è esercitata spesso con eccessiva determinazione a riportare ad un centralismo regionale l’articolazione del processo. Ma ci sono stati nel passato anche alcuni spazi di autonoma iniziativa dei comuni e delle province e le politiche territoriali del POR 2000-2006 hanno anche dato esempi di buona capacità dei territori di essere autonomi autori del proprio sviluppo. Senza generalizzare e con molta cautela alcuni PIT hanno operato secondo le regole europee e hanno incarnato con intelligenza ed efficacia il partenariato istituzionale, esprimendo intelligenza e capacità progettuale di sviluppo dal basso. Il processo di predisposizione dei Piani strategici, ancora in corso, presenta anch’esso sotto questo profilo luci ed ombre. Oggi esiste il rischio di annullamento anche delle “luci”, in merito alla partecipazione alla spesa dei Fondi europei da parte dei Comuni e delle Province e in generale delle aggregazioni territoriali, come conseguenza del ritardo nell’avvio della spesa e della necessaria maggiore concitazione e fretta che deriva dal restringimento dei tempi.
La fretta e l’“emergenza”, per evitare il “disimpegno automatico”, ossia la perdita di quote delle risorse per non rispetto dei tempi, conducono facilmente alla centralizzazione e all’annullamento della partecipazione degli attori locali.
Inoltre si intravede il rischio di una tentazione del centro nazionale di sostituire Regioni efficienti e ritardatarie, con ulteriore aggravamento del problema che stiamo ponendo. Ci sono già inquietanti segnali in tale direzione.
Il ritardo nell’avvio della spesa, dunque, se da un lato determina il rischio del ricorso ai progetti “coerenti” (progetti di sponda) e della commistione tra utilizzo dei fondi per le finalità di sviluppo e cattivo loro utilizzo per colmare vuoti e difficoltà della spesa ordinaria, dall’altro incide su uno degli aspetti più delicati della qualità della spesa, ossia sul partenariato che dovrebbe accompagnare tutto il processo e ancora più direttamente sulle politiche territoriali previste dal Programma Operativo della Regione.
Riteniamo che siano i Comuni e gli enti territoriali che dovrebbero in prima battuta discutere il problema e proporre indirizzi e soluzioni, anche aiutando la Regione ad uscire da uno stallo e da un immobilismo che non è più tollerabile.
Il Cantiere sui Fondi strutturali e la partecipazione vuole porre il problema, a partire da una riflessione tecnica di contesto sullo stato della spesa e dei tempi e sul rapporto tra la spesa complessiva, le politiche territoriali e il ruolo del partenariato istituzionale. Si tratta innanzitutto di dare voce agli enti locali sul tema.
L’idea è di avviare una serie di incontri per discutere la questione nel dettaglio dei problemi territoriali, perché il rapporto tra accorciamento dei tempi conseguenti al mancato avvio del processo di spesa e rischio di cattiva qualità della spesa e utilizzazione effettiva dei Fondi si misura con i problemi che i territori, i Comuni, i gruppi di Comuni e le aggregazioni territoriali e le Province hanno e sono in grado di elaborare.
Si tratta di fare un lavoro che aiuti la Regione a rispondere ai propri doveri e a non perdere in modo definitivo la scommessa dei fondi per lo sviluppo.
Un’altra storia, dall’opposizione, vuole avviare un processo di governo, che serva al governo o che, in alternativa, denunci senza ambiguità le inadempienze di un governo che non riesce ad essere “autorità di gestione” di una occasione storica – ed ultima – di utilizzazione di risorse che l’Europa destina alla Sicilia per lo sviluppo dell’economia e della vita civile.
Per queste ragioni il Cantiere è aperto non solo alle forze e ai Sindaci dell’opposizione, nei cui confronti si vuole essere punto di riferimento e di aggregazione, ma anche alle forze e ai Sindaci di governo, perché la virtuosa utilizzazione delle risorse per lo sviluppo riguarda governo ed opposizione, Sindaci di destra e di sinistra – e di Lista civica – dal momento che lo sviluppo è per sua natura – o meglio ha una base fondamentale che per sua natura – è bipartisan.
L’eventuale incapacità di svolgere il ruolo che la Regione così come gli enti territoriali locali debbono svolgere invece è ovviamente politica e si porta dietro l’appartenenza politica di cui si deve democraticamente rendere conto agli elettori.

Programma dell'iniziativa