Ad oltre dieci anni dalla introduzione nel nostro ordinamento, la
clausola dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" continua a porre delicati
problemi ermeneutici con i quali il giurista e l'operatore del diritto
sono chiamati a confrontarsi, anche alla luce di una prassi
interpretativa che persevera nel voler quantificare, secondo criteri
matematici o addirittura probabilistici, il criterio di giudizio
inserito nell'art.533 c.p.p. Muovendo dalle origini storiche e culturali
di una "formula" che, nel delicato equilibrio tra autorità e libertà,
assume chiara matrice garantista, gli esiti della ricerca inducono a
sostenere che soltanto la massima valorizzare della regola assicura
un'autentica protezione della presunzione d'innocenza. E per tale
motivo, la clausola dovrebbe operare in ogni momento del procedimento in
cui il giudice è chiamato ad esprimere un giudizio sull'imputazione, al
fine di restituire alla giurisdizione - se ben dosata - il suo valore
di effettiva garanzia.