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lunedì 30 luglio 2012

Sociologia dei lifestyles
Luigi Berzano

Carlo Genova



Lifestyles come forme sociali, ovvero come modelli di azione attraverso i quali gli individui dicono, a sé stessi e agli altri, chi sono, a chi si sentono simili, da chi si vogliono distinguere, trovando un senso unitario per il proprio agire. I lifestyles sono peculiari della società di oggi, in cui spesso non sono più i valori, le ideologie e neppure la posizione sociale a spiegare il comportamento degli individui, ma sono invece i gusti, le sensibilità, gli interessi personali. A partire da una ricostruzione delle tradizioni di ricerca sugli stili di vita e sulle subculture, il volume presenta un nuovo modo di guardare la realtà che ci circonda, al centro del quale sono le pratiche, quelle azioni che ciascuno mette in atto ogni giorno, apparentemente banali e invece dense di significati.
Mauro Marcantoni, Luciano Hinna

La riforma obliqua
Come cambiare la Pubblica amministrazione
giocando di sponda


Negli ultimi vent’anni tutti i tentativi di riformare la Pubblica amministrazione in Italia sono falliti. Perché? Qual è il malanno del nostro sistema burocratico? È davvero impossibile ipotizzare una cura? Si tratta – secondo gli autori di questo volume – di un’impresa difficilissima, ma non impossibile. L’immagine che meglio racconta la situazione che ci troviamo a fronteggiare è quella della semina nel deserto, sconfinato e apparentemente così saldo nella sua impenetrabilità. Il nuovo, tuttavia, può fiorire anche in una realtà complessa e indisponibile al cambiamento. Bisogna prima seminare: per creare il potenziale di vita nascosto sotto la sabbia. E poi attendere che i vapori, trasportati da chissà dove, incrocino la corrente fredda che li trasforma in pioggia. L’imponente macchina pubblica italiana, come il deserto, non è scalfibile per editto, quasi fosse un unicum compatto e obbediente agli stimoli. Il cambio d’epoca ha bisogno di un cambio di approccio. Ha bisogno di una strategia finalmente obliqua. Quanto compiuto finora non è soddisfacente; occorre mettere a punto un approccio nuovo fatto di norme ma anche e soprattutto di azioni in grado di assicurare la loro efficacia. Nella prospettiva di elaborare una proposta multidisciplinare e non semplificabile in sterili definizioni giuridiche, gli autori dialogano con altre importanti voci – Giuliano Amato, Cristiano Castelfranchi, Giuseppe De Rita,Massimo Egidi, Jean-Paul Fitoussi –, il cui contributo è integrato nel volume. Emergono sette fondamentali questioni: dalla stessa definizione di Pubblica amministrazione alla difficile percezione del bene pubblico come dovere individuale, dal tema del capitale umano a quello del diritto a un «lavoro felice». Una manciata di «semi nel deserto», sette grandi temi, per iniettare nell’«organismo» della Pubblica amministrazione gli enzimi di un cambiamento virtuoso; per provare a convertire l’egoismo e la parzialità dei piccoli interessi nella generosità e nell’intelligenza delle grandi rinascite collettive.

lunedì 23 luglio 2012

Hans Kelsen
Verteidigung der Demokratie
Herausgegeben von Matthias Jestaedt unf Oliver Lepsius


Der hier vorgelegte Band enthält eine repräsentative Auswahl von Hans Kelsens wichtigsten demokratietheoretischen Schriften. Einige Texte sind auf deutsch seit langem vergriffen, andere waren bisher nur schwer zugänglich bzw. unbekannt. Der Band umfasst Abhandlungen, die zwischen 1920 und 1955 und unter fünf unterschiedlichen Systemen entstanden sind: Deutsch-Österreich, Weimarer Republik, Nationalsozialismus, Emigration, USA. Dadurch ermöglicht er auch, die werkimmanente Entwicklung von Kelsens Demokratietheorie zu verfolgen. Eine Einleitung der Herausgeber führt in das Werk Kelsens und die wichtigsten Aspekte seiner Demokratietheorie ein. Ein Sach- und Personenregister ermöglicht den direkten und problemorientierten Zugriff auf die Texte
Why Nations Fail           
The Origins of Power,
Prosperity and Poverty

di: Daron Acemoglu - James A. Robinson           

Why Nations Fail                          
This is a provocative new theory of political economy explaining why the world is divided into nations with wildly differing levels of prosperity. Why are some nations more prosperous than others? "Why Nations Fail" sets out to answer this question, with a compelling and elegantly argued new theory: that it is not down to climate, geography or culture, but because of institutions. Drawing on an extraordinary range of contemporary and historical examples, from ancient Rome through the Tudors to modern-day China, leading academics Daron Acemoglu and James A. Robinson show that to invest and prosper, people need to know that if they work hard, they can make money and actually keep it - and this means sound institutions that allow virtuous circles of innovation, expansion and peace. Based on fifteen years of research, and answering the competing arguments of authors ranging from Max Weber to Jeffrey Sachs and Jared Diamond, Acemoglu and Robinson step boldly into the territory of Francis Fukuyama and Ian Morris. They blend economics, politics, history and current affairs to provide a new, powerful and persuasive way of understanding wealth and poverty. They offer a pragmatic basis for the hope that at 'critical junctures' in history, those mired in poverty can be placed on the path to prosperity - with important consequences for our views on everything from the role of aid to the future of China.
Alla corte napoletana
Donne e potere dall'età aragonese al viceregno austriaco (1442 - 1734)
 
a cura di Mirella Mafrici
 
Il volume intende offrire un contributo alla riflessione sul ruolo autorevole esercitato dalle donne di potere nella Corte napoletana nei secoli XV-XVIII, e in particolare tra gli Aragona di Spagna e gli Asburgo d’Austria: un ruolo che ha preso il volto delle tante protagoniste che hanno caratterizzato e, in alcuni casi, dominato i mutevoli scenari politici di quel lungo arco di tempo. La storia del Regno si salda, infatti, con quella di molte monarchie europee ed è una storia fatta di luci e di ombre, che fa emergere il modus operandi della donna, per una ricostruzione di quelle strategie che hanno determinato il suo stile di governo nell’ambito della Corte, punto d’incontro degli interessi della dinastia regnante con quelli dello Stato. La partecipazione delle donne alla sfera del potere e l’influenza nella vita pubblica consentono di fornire una chiave di lettura da un diverso centro prospettico, quello delle regine per il periodo aragonese, delle viceregine e delle donne di potere per il periodo spagnolo e austriaco, delineando nel Mezzogiorno d’Italia gli indiscussi intrecci tra i ruoli politico, diplomatico, economico, religioso e, non ultimo, quello di matronage/maternage. Il volume contiene contributi di Diana Carriò-Invernizzi, Michele Cassese, Antonio Ernesto Denunzio, Manuel Fernández del Hoyo, María del Carmen García Herrero, Mirella Mafrici, Mercedes Simal López, Almudena Pérez de Tudela, Manuela Sáez Gonzáles, María de los Ángeles Pérez Samper, Rafaella Pilo, Pia Wallnig, Thomas Wallnig.

All'ombra della corte.

Donne e potere nella Napoli borbonica (1734-1860)

All'ombra della corte. Donne e potere nella Napoli borbonica (1734-1860)

Caratteristiche

  • Anno pubblicazione: 2010
  • Pagine: 292
  • Formato: Da 20 a 28 cm
  • Curatore: Mafrici M.
  • Soggetto: Napoli­ Storia Borbone, dinastia

Tra Scilla e Cariddi
Storia degli ebrei in Sicilia
Shlomo Simonsohn

  
La storia degli ebrei in Sicilia copre un periodo di oltre mille anni, dall’Antichità fino alla loro espulsione, avvenuta nel 1492. L’autore, basandosi su circa 40.000 documenti d’archivio, per lo più inediti, ricostruisce le vicende politiche, giuridiche, economiche, sociali e religiose della minoranza ebraica sull’isola e i rapporti che intrattenne di volta in volta con i romani, i musulmani e i cristiani.
Mentre le origini della presenza ebraica sono avvolte nel mistero, con il passare del tempo disponiamo di un numero sempre maggiore di documenti, straordinariamente abbondanti nel tardo medioevo. In quell’epoca gli ebrei in Sicilia erano cittadini a tutti gli effetti, attivi in quasi tutti i settori dell’economia – l’agricoltura e la pesca, le arti e i mestieri, l’edilizia, le manifatture e il commercio – e in diverse professioni; stranamente limitato, anche se non assente, il prestito a interesse, asse portante degli affari per gli ebrei del nord. Nel Quattrocento raggiungevano circa le 25.000 unità e costituivano più della metà della popolazione ebraica presente in Italia.
Tutto questo vide un’improvvisa e rapida fine con l’espulsione ordinata dai Re Cattolici: circa l’80% degli ebrei scelse l’esilio, mentre gli altri che preferirono convertirsi al cattolicesimo finirono ben presto nelle mani dell’Inquisizione spagnola.

Il governo dei papi nell’età moderna
Carriere, gerarchie, organizzazione curiale
Antonio Menniti Ippolito

  
Quali furono i percorsi di carriera dei papi dell’età moderna. Perché essi furono con poche eccezioni tutti italiani e quale era il ruolo e la funzione dei cardinali. Come andò ad organizzarsi la Curia. Quanto (e se) operarono i pontefici perché Roma divenisse degna capitale papale e non solo un luogo che evocava una antica e gloriosa memoria che poco o quasi nulla aveva da spartire col cristianesimo. Ancora, dove risiedettero i papi in Roma prima che il 20 settembre 1870 li riducesse infine in quel Vaticano che avevano fino ad allora trascurato. Come era organizzata la loro giornata di lavoro e quale era la loro disponibilità economica.
Di questo e d’altro tratta il volume, affrontando questioni che di per sé non sono tali da ambire a spiegare da sole che cosa furono i papi nell’età moderna, ma che possono far luce, questo è l’auspicio, su taluni elementi anche assai rilevanti legati all’attività dei pontefici romani non sempre ben considerati o conosciuti. Elementi riguardanti i papi, e, ancora, e forse soprattutto, il controverso rapporto tra la Santa Sede e l’Italia. C’è una forte coerenza nell’atteggiamento del papato verso la realtà italiana: motivazioni storiche che non hanno ancora consentito di tracciare una linea definita tra le due sponde del Tevere.

Napoleona
L’avventurosa storia di una nipote dell’Imperatore
A. Angelica Zucconi

  
Napoleona Elisa Baciocchi, figlia di Elisa Bonaparte, era già da bambina una miniatura dello zio Imperatore: stessi lineamenti, stesso carattere collerico e prepotente. Cresciuta nell’assoluta fedeltà al mito napoleonico, nel 1830 si fece coinvolgere in un complotto ordito dai cugini Bonaparte, che mirava ad insediare il duca di Reichstadt (il figlio di Napoleone) a capo di un futuro Regno d’Italia.
Di temperamento inquieto e insofferente, spesso preda della smania di viaggiare e fare “affari”, Madame Napoléon ebbe una vita errabonda e ricca di vicissitudini e contraddizioni. Quando nel 1848 Luigi Napoleone Bonaparte venne eletto presidente della Repubblica francese, per poi divenire imperatore con il nome di Napoleone III, lo raggiunse a Parigi, ma la vita di corte del Secondo Impero si rivelò inadatta a lei. Si ritirò allora nel Morbihan, in Bretagna, dove si dedicò con fervore a dissodare quelle terre desolate, e dove morì nel 1869, amata e rimpianta dalle popolazioni locali di cui era diventata un punto di riferimento.
Tra le donne di casa Bonaparte – spesso autoritarie, ma intelligenti e attive – Napoleona fu certamente una delle figure più forti e stravaganti: questo studio ne tratteggia la complessità e l’ambivalenza del carattere, oscillante tra arroganza e insicurezza, tra inconcludenza ed entusiasmo, fedele fino in fondo alla sua famiglia e al suo destino.
Gli assassini della memoria
Saggi sul revisionismo e la Shoah
Pierre Vidal-Naquet
Introduzione di Giovanni Miccoli
Traduzione di Vira Lanciotti

  
È possibile discutere con i revisionisti, con coloro che negano la realtà del genocidio hitleriano fino a mettere in dubbio l’esistenza delle camere a gas? Per Pierre Vidal-Naquet la risposta è, senza alcuna esitazione, no. E non solo perché il dialogo presuppone un terreno comune, ma anche perché tra gli storici non esiste alcun dibattito che si possa definire scientifico sulla tragica verità dello sterminio nazista. Comprendere l’origine di una tale aberrazione è dunque più che mai necessario: si può e si deve discutere sui revisionisti, analizzando i loro testi «come si fa l’anatomia di una menzogna».
La battaglia contro gli «Eichmann di carta», che Vidal-Naquet ha instancabilmente condotto nel corso di lunghi anni con i suoi scritti e le sue riflessioni, diviene così non solo un discorso etico, ma anche una grande lezione di metodo storico. Se compito dello storico è la ricerca della verità, è pur vero che non esiste una Verità con la maiuscola: la «verità storica» non può né deve diventare «verità legale» o «verità politica», e meno che mai «verità di Stato». Temi questi che – come sottolinea la densa e penetrante Introduzione di Giovanni Miccoli – si intrecciano profondamente con la vicenda umana e personale di Pierre Vidal-Naquet, con il suo impegno civile e militante, il suo rapporto con l’ebraismo e con la storia degli ebrei e della Shoah, il suo giudizio sullo Stato e la politica israeliana, la riflessione sui nessi e la dialettica che legano la storia e la memoria.
Un destino reversibile
Mafia, antimafia e società civile a Palermo
Jane C. Schneider, Peter T. Schneider
Introduzione di Salvatore Lupo.
 Postfazione di Salvatore Costantino
  
Nel nome della lotta alla mafia, e alla corruzione politico-affaristica che sta dietro di essa, si sono evidenziate nuove soggettività, nuove passioni, nuove forme di comunicazione politica
Grande merito degli Schneider è quello di prendere insieme in considerazione sia l’azione che la reazione. Qui sta l’interesse del libro, qui sta la sua originalità. Già in passato, ci ricordano i nostri autori, la Sicilia aveva vissuto la dimensione dilacerante del conflitto sociale, politico e culturale. Già in passato le lotte per la terra e del movimento contadino si erano proposte come l’alternativa al sistema di potere di cui la mafia ha sempre fatto parte. Ma gli sviluppi recenti della battaglia entrano nel nucleo centrale della questione siciliana, nel momento stesso in cui il mondo variegato delle associazioni e dei movimenti antimafiosi ha provato a dar forma dal basso a una società civile consapevole, informata, battagliera. Il pezzo di Sicilia su cui si incentra l’analisi dagli Schneider è cambiato e tuttora cambia. È pensabile che cambino di segno, da negativo a positivo, gli stessi tratti di fondo della cultura regionale? Il titolo originale del lavoro è Reversibile Destiny. La risposta dei nostri autori è dunque positiva: quei caratteri possono essere rovesciati.
[... quello degli Schneider] alla fine resta sì uno sguardo esterno, ma nel senso migliore. Il lettore italiano, che pure sta dentro, scoprirà eventi ignoti o semplicemente troppo presto dimenticati della sua stessa storia, e teorie atte a spiegarli [...]
Simboli della politica
A cura di Francesco Benigno e Luca Scuccimarra


  
Il libro racconta la storia di simboli politicamente decisivi. Alcuni, come il fascio littorio, la falce e il martello, il guerriero di Pontida o la croce di Lorena, si legano ad esperienze collettive che hanno segnato il Novecento. Altri, come il biscione lombardo o i quattro mori sardi, hanno rappresentato per secoli l’espressione di un’identità regionale, mentre la donna turrita è stata figura di un insieme difficile da impersonare, l’Italia. Altri ancora, infine, come il berretto della libertà, hanno interpretato la resistenza alla tirannide e la difesa dei propri diritti. Tutti hanno assunto un significato che andava al di là di un più o meno casuale riferimento culturale. Sono stati oggetto di amore e di odio, di investimenti emotivi e di passioni intellettuali, di violenza cieca e di dedizione spinta fino al sacrificio.
Come si spiega questo protagonismo dei simboli e quale senso ha ripercorrerne la storia? E qual è la ragione della loro capacità di mutare, di adattarsi a diversi contesti, di rimanere attivi entro nuovi quadri culturali? A queste domande il libro cerca di rispondere, ricostruendone passo per passo la storia e la mutevole ed agitata vita terrena, alla ricerca del segreto della loro forza e della funzione che hanno svolto, e che svolgono, nella vita politica.
Da casa Pintor
Un’eccezionale normalità borghese: lettere familiari, 1908-1968
A cura di Monica Pacini

  
Protagonista di questa storia è la famiglia Pintor, che occupa un posto importante nelle vicende militari, culturali e politiche dell’Italia del Novecento. A narrarla dalle diverse città abitate (Firenze, Roma, Cagliari), è principalmente la voce di Adelaide Dore Pintor, moglie di Giuseppe e madre dei più noti Giaime e Luigi, oltre che di Silvia e Antonietta.
Donna colta e ottimista, Dedè scrive centinaia di lettere che l’aiutano a mantenere larghi gli orizzonti di una vita sempre più appartata e che ci introducono nel vivo di una storia fatta di spostamenti, di studi, di musica e di romanzi, venata di passioni e di delusioni, di progetti e di lutti; una storia che passa attraverso la belle époque, le guerre mondiali e il fascismo, approdando con quel che resta della famiglia, sgomenta e unita, sulle rive scomposte dell’Italia repubblicana.
I documenti inediti raccolti nel volume permettono di assistere in diretta al dipanarsi di un mondo di eccezionale normalità borghese in fuga dalla mediocrità, in cerca di un equilibrio in mezzo ai rovesci della Storia.

Appello al Turco
I confini infranti del Rinascimento
Giovanni Ricci

  
Per molto tempo i poteri pubblici, i singoli individui e le autorità religiose del mondo cristiano fecero di nascosto la cosa innominabile che questo libro riporta alla luce: si appellarono ai turchi per risolvere i loro più disparati problemi personali o politici. Ciò accadde soprattutto nell’Italia del Rinascimento, esposta in prima linea sia al pericolo sia alla seduzione turca; e nell’esercizio si segnalarono persino alcuni papi in conflitto con altri principi cristiani. Evidentemente la memoria storica che infine ha prevalso, imperniata sullo scontro, è il frutto di una selezione ufficiale e moralistica dei fatti.
Il libro analizza le permeabilità della linea di cesura fra cristiani e musulmani, per nervosa che essa fosse, senza farsi ingannare dalle deplorazioni lanciate dai contemporanei. Vengono raccontati scambi di lettere e di emissari, trattative segrete e offerte di doni, azioni di spionaggio e depistaggio nel periodo che va dalla conquista di Costantinopoli nel 1453 alla battaglia di Lepanto nel 1571.
Malgrado la retorica di crociata, l’accesso della potenza turca al tavolo diplomatico europeo precedette di molto l’instaurazione di un sistema di relazioni internazionali dichiaratamente laiche.
 
Il tramonto della Curia nepotista
Papi, nipoti e burocrazia curiale tra XVI e XVII secolo
Antonio Menniti Ippolito
Il volume tratta dell’ultima, più lunga e più complessa fase del nepotismo papale. Nella seconda metà del XVI secolo il nepotismo si trasforma e si istituzionalizza. Ai consanguinei dei papi è ormai interdetta, tra l’altro, la possibilità di divenire principi territoriali, ma viene dato loro modo di assistere direttamente il pontefice nella gestione degli affari della Sede apostolica. Il cardinal nipote diviene il perno dell’attività curiale e il più significativo dei titoli che gli vengono stabilmente attribuiti è quello di Sovrintendente dello Stato ecclesiastico.
Per quanto “utile” o, per lo meno, funzionale, la presenza in Curia del nipote e degli altri parenti si rivela onerosissima per le casse pubbliche, oltre che fonte di scandalo, ma il tentativo di abolire il fenomeno si trascina per più di un secolo. Solo verso la fine del Seicento si comincia ad intravedere nella figura del Segretario di Stato il possibile sostituto del cardinal nipote e si creano le condizioni per l’emanazione, da parte di Innocenzo XII, della bolla di soppressione del nepotismo. Ma altro tempo dovrà scorrere prima che gli aspetti più evidenti della pratica scompaiano effettivamente.
Bande giovanili e «vizio nefando»
Violenza e sessualità nella Roma barocca
Marina Baldassari

  
L’ambiente è la Roma del Seicento: piazze, vicoli, osterie e, in particolare, i luoghi isolati, come orti e vigne, o gli argini del Tevere. I protagonisti sono bande malavitose, formate per lo più da adolescenti, caratterizzate da un alto potenziale di violenza. Il reato di cui si macchiano è, soprattutto, il «vizio nefando»: la sodomia; un reato contro il quale si scagliano con estrema severità gli organi di governo cittadini.
Gli atti del tribunale Criminale del Governatore di Roma sono il punto di partenza della ricerca. Attraverso i racconti delle vittime, le difese degli inquisiti, le deposizioni dei testimoni, le segnalazioni dei birri e le dichiarazioni dei chirurghi, le indagini processuali mettono in luce una realtà multiforme e variegata: un aspetto poco noto della Roma barocca.
I processi esaminati rivelano quanto fosse diffusa la sodomia e le modalità, ricorrenti, che coinvolgevano i protagonisti. Si tratta per lo più di individui appartenenti agli strati più poveri della società, tra cui un alto numero di bambini e adolescenti, chiamati in causa come vittime o imputati, per i quali la strada diventa il luogo primario di esperienze di vita, in una fitta rete di amicizie e di incontri omosessuali. È in questo contesto di ambiguità, emarginazione e violenza che prende corpo e prospera il vizio della sodomia e, in parallelo, l’intransigente reazione dei tribunali le cui sentenze sono, il più delle volte, la pena di morte per i colpevoli.
Convertire lo straniero
Forestieri e Inquisizione a Roma in età moderna
Irene Fosi

  
Cosa accadeva, dal tardo Cinquecento, agli stranieri “eretici” che arrivavano dal Nord Europa in Italia e a Roma? Mercanti, artigiani, artisti, viaggiatori e semplici curiosi non furono sempre costretti a convertirsi per evitare le prigioni e le temute pene dell’Inquisizione. Alcuni vissero a Roma, attenti a non dare scandalo alla popolazione per lo più indifferente alle questioni di fede; altri si convertirono nella speranza di una vita migliore.
Accanto a rigide norme intolleranti, a episodi clamorosi di violenza inquisitoriale, si affermò, nel corso del Seicento, una nuova politica del Papato fondata su pratiche che miravano a riportare alla fede romana gli stranieri “eretici” con persuasione, accoglienza, cultura.
La corte dei papi, soprattutto sotto Alessandro VII, si rivelò uno strumento decisivo di persuasione con la forza della straordinaria magnificenza che attraeva sempre più forestieri, secondo la moda del Grand Tour.
Scavando nel ricco materiale inedito, soprattutto del Sant’Uffizio, si osserva la genesi di istituzioni dedicate alla conversione degli eretici, fra Sei e Settecento, mentre si ricompongono nel quadro sfaccettato e complesso della società romana le vicende di personaggi noti e sconosciuti, nel lento percorso dalla repressione alla difficile tolleranza nella città del papa.
Dal Libro alla folla
Antonio di Padova

e il francescanesimo medievale
Antonio Rigon

  
Universalmente noto e caro alla devozione popolare, Antonio (Lisbona c. 1195-Padova 1231) è rimasto a lungo ai margini della ricerca storica di ampio respiro, eppure per molti aspetti costituì la principale figura di raccordo tra Francesco d’Assisi e il francescanesimo, tra il fondatore e l’Ordine. Canonico regolare formatosi nelle più prestigiose scuole del Portogallo, passò tra le fila dei Minori nel 1220, proprio mentre si stava consumando il primo grave strappo tra Francesco e i suoi seguaci. Santo, chierico e dotto, rappresentò quanti avevano accettato le trasformazioni dell’Ordine in senso sacerdotale e il pieno inserimento dei frati nelle strutture ecclesiastiche e negli ambienti universitari. Recepì la sostanza della proposta cristiana di Francesco e nello stesso tempo prese coscienza dei problemi che essa poneva ad un movimento in crescita e in fase di difficile transizione. Antonio non appartenne ai primi “compagni” di Francesco e nella sua opera non ricordò mai l’Assisiate (il quale, invece, gli riconobbe un magistero carismatico prima ancora che accademico), ma dopo la sua rapida canonizzazione (1232) nell’Ordine ci si preoccupò subito di recuperare la sua “francescanità”, rimasta nell’ombra, di rivendicare attraverso di lui il valore della cultura e degli studi, di esaltarlo come un modello di santo, complementare a Francesco, capace di passare dallo studio alla predicazione, “dal Libro” (la Sacra Scrittura) “alla folla”, di unire santità e cultura, di rappresentare, dunque, l’Ordine con le caratteristiche che esso andava assumendo alla metà del Duecento.
Questo volume analizza l’Antonio francescano, la sua vita, la sua collocazione nel francescanesimo, il suo patronato sulla città di Padova, per ripercorrere, infine, alcuni momenti della storiografia antoniana del Novecento, che conobbe una fase di rinnovato fervore a partire dalla sua proclamazione a santo dottore della Chiesa (1946).

«Gente a cui si fa notte innanzi sera»
Esecuzioni capitali e potere nella Ferrara estense
Maria Serena Mazzi

  
Uccidere per punire, per reprimere e mantenere l’ordine, per dare soddisfazione alle vittime o alle famiglie delle vittime, per mandare a tutti un messaggio inequivocabile: la giustizia effettua il suo corso, i colpevoli non rimarranno impuniti, il sovrano sarà implacabile con i reprobi per tutelare i probi.
Fra la metà del Quattrocento e gli anni sessanta del Cinquecento un buon numero di persone fu giustiziato nella Ferrara dominata dai signori Estensi. Ladri, falsari, assassini, incendiari, spie e stupratori, ma anche sodomiti, eretici, traditori e cospiratori, vennero condannati alla pena capitale e la loro sentenza fu eseguita pubblicamente secondo un cerimoniale dai forti contenuti simbolici.
Un antico manoscritto ne riporta i nomi, ricorda le loro colpe, racconta frammenti della loro vita e ne ricostruisce per intero la morte. Partendo dall’analisi del manoscritto, del quale si offre per la prima volta un’edizione critica integrale, il volume tratta di quegli uomini e di quelle donne coinvolti nella crudele celebrazione di una giustizia senza compassione.

A che punto è la storia delle donne in Italia
A cura di Anna Rossi-Doria

La ricca produzione di storia delle donne e di genere nel nostro paese rende ormai non solo utile ma anche necessario un esame critico dei suoi principali percorsi e nodi problematici. I saggi qui raccolti – nati dal seminario Annarita Buttafuoco tenutosi a Milano nel 2002 – analizzano, oltre ai rapporti tra la storia delle donne e il femminismo, i risultati e i metodi di ricerca, i rapporti con le tradizioni storiografiche, l’elaborazione di nuove categorie interpretative. I primi tre saggi esaminano gli studi seguendo le grandi partizioni cronologiche; gli altri analizzano alcuni dei temi storiografici sui quali le ricerche italiane si sono maggiormente sviluppate.

Il femminismo degli anni Settanta
A cura di Teresa Bertilotti e Anna Scattigno

Negli anni Settanta il femminismo fu in Italia una pratica politica diffusa, che trasformò la coscienza e la vita di migliaia di donne; i suoi caratteri variarono molto da una città all’altra, rispecchiandone le differenze di storia sociale, politica e culturale.
Generazioni e memorie diverse analizzano i percorsi che hanno caratterizzato il vissuto di quella stagione: dal corpo e dalla sessualità al rapporto tra personale e politico, alla reinvenzione della vita quotidiana, ai nessi con i temi sociali e i soggetti politici.
Ne emerge la proposta di una “rilettura” del femminismo che pone domande sulla sua difficile trasmissione, sul suo carattere di storia incompiuta, sulle prospettive dei nuovi femminismi in una scena contemporanea profondamente mutata
Giochi di scala
La microstoria alla prova dell’esperienza
A cura di Jacques Revel




In questi ultimi anni ci si è spesso domandato se il momento della microstoria fosse passato, se la microstoria stessa in quanto progetto fosse adatta a rispondere alla crisi in cui si trovavano e forse ancora si trovano i paradigmi classici dell’analisi storica.
Il dibattito nato intorno alla microstoria, e di cui questo libro dà conto, non aspirava a fondare una sorta di nuova ortodossia, come troppo spesso si è pensato: apriva, piuttosto, uno spazio problematico. Ed è in questo spazio che hanno scelto di ritrovarsi ricercatori italiani e francesi, non tanto preoccupati di trovare i termini di un accordo quanto di incrociare domande e di confrontare incertezze.
Questa traduzione, arricchita di tre saggi inediti, ripropone in Italia le discussioni sorte intorno a questo tipo di indagine, che tante polemiche ha suscitato nella storiografia e nelle scienze sociali italiane e internazionali.


Generazioni
Legami di parentela tra passato e presente
A cura di Ida Fazio e Daniela Lombardi

Il volume raccoglie contributi storici relativi soprattutto all’età moderna, che affrontano il tema dei rapporti tra le generazioni nel passato e delle loro ricadute sulle configurazioni attuali dei legami familiari, a partire dalle sollecitazioni delle scienze sociali quali l’antropologia, la sociologia e la demografia.
Dal piano politico-simbolico a quello demografico, dalla questione dell’assistenza a quella della gestione dei conflitti, ci si interroga, tra l’altro, sul modello dualistico che ha contrapposto, in talune interpretazioni, un’Europa “mediterranea”, dai legami familiari forti, a un’Europa nord occidentale, in cui questi legami sarebbero stati da lungo tempo più deboli e quindi sostituiti dalla dimensione pubblica del welfare, con differenti andamenti demografici riguardo alle strutture familiari e alla fecondità.
Famiglie Circolazione di beni, circuiti di affetti in
età moderna
A cura di Renata Ago e Benedetta Borello


Ragazze che provano a forzare la mano ai loro corteggiatori, concedendosi per affrettare le nozze, fidanzati che si fanno sorprendere in flagrante concubinaggio per sposarsi con minori formalità, uomini e donne che – lontani dai rispettivi coniugi – contraggono un nuovo matrimonio, cugini primi che cercano di sottrarsi all’impedimento canonico alle nozze: anche in età moderna e nonostante gli sforzi della Chiesa, i rapporti di coppia assumono configurazioni variabili, non ascrivibili a un unico modello di matrimonio o di convivenza. Del resto la famiglia, come la parentela, è un’entità complessa, frutto mutevole del diverso rilievo – sociale, legale e affettivo – di volta in volta attribuito ad alcuni legami. Legami che si costruiscono anche attraverso la circolazione di risorse e di cose, e la saggia gestione e trasmissione dei beni è anzi una delle maggiori preoccupazioni di uomini e donne di età moderna.
Di queste azioni e aspirazioni i saggi raccolti in questo libro cercano di dar conto, coniugando la ricerca d’archivio con la lettura della trattatistica, lo studio dei comportamenti con quello delle elaborazioni culturali e delle giustificazioni ideologiche.

Spagna e Italia in Età moderna:
storiografie a confronto  
A cura di Francisco Chacón
 Maria Antonietta Visceglia
Giovanni Murgia
Gianfranco Tore


Lo scambio storiografico tra storici italiani e spagnoli è stato, anche nel passato, molto intenso, soprattutto per la compenetrazione delle vicende della Monarchia ispanica e dell’Italia preunitaria.
Il volume non focalizza però la storiografia sull’Italia “spagnola”, ma partendo dalla comune identità mediterranea di Spagna e Italia, mette a confronto gli studi più recenti su temi-chiave del dibattito storiografico europeo: il governo locale e le identità urbane, i consumi e gli stili di vita aristocratici, le frontiere, il controllo delle coscienze, la circolazione dei libri e dei saperi, la storia di genere.
Se ciascuno dei saggi qui pubblicati è un utile strumento di aggiornamento bibliografico e di rassegna, nell’insieme dal volume risulta un quadro vivace che mostra intersezioni e specificità di esperienze di ricerca che hanno portato nuovi elementi di conoscenza storica alla difficile transizione alla modernità dei due paesi.
Faide
Nobili e banditi nella Sardegna sabauda
del Settecento
Maria Lepori

Al momento del loro insediamento nel Regnum Sardiniae, nel 1720, i Savoia dovettero fronteggiare il fenomeno di una piccola nobiltà turbolenta, impegnata in un’aspra competizione per il prestigio e il potere all’interno delle comunità rurali, abile nel trovare referenti in funzionari regi, rappresentanti feudali e gerarchie ecclesiastiche.
In quei villaggi l’onore era un bene primario e il confronto avveniva alla luce del sole, tra fazioni ‘disciplinate’, legittimate all’interno della collettività, rispettose delle leggi non scritte della ‘giustizia comunitaria’. La vendetta si configurava, di volta in volta, come risposta ragionata e commisurata all’offesa. Per non espandere il conflitto agli estranei, lo scontro armato si formalizzava spesso in luoghi ad esso ‘deputati’. Negoziate, registrate in atti notarili e officiate in riti pubblici, le riconciliazioni interrompevano le violenze e aprivano periodi di pace nei quali le cariche comunitarie venivano accuratamente distribuite al fine di un’equilibrata condivisione del potere locale.
Per alcuni decenni poco poterono la repressione militare e la ‘giustizia del re’ contro quelle faide che, agli occhi dei vicerè sabaudi, erano fonte continua di disordini e crimini.
Sotto controllo
Letture femminili in Italia nella prima età moderna
Xenia von Tippelskirch

Quanto leggevano, e che cosa leggevano, le donne nella prima età moderna? Chi erano, a quali classi sociali appartenevano, quali le loro abitudini e pratiche di lettura?
Incrociando storia culturale e indagine sulla vita quotidiana, analisi istituzionale e approccio microstorico, Xenia von Tippelskirch si mette sulle tracce di queste donne lettrici, le scova, le scruta, le analizza e, nella polifonia di voci e testimonianze raccolte, ci restituisce un quadro variegato e per niente scontato del nuovo pubblico femminile che si viene delineando in alcune grandi realtà urbane italiane tra Cinque e Seicento. Ricostruisce altresì il ruolo delle autorità ecclesiastiche, gli interventi di disciplinamento e le strategie di controllo dei contenuti e delle coscienze che, nel tentativo di «proteggere» le donne dai pericoli della lettura, miravano alla salvaguardia dell’ordine sociale. All’interno di questo schema, restavano tuttavia dei margini per l’appropriazione individuale: non di una opposizione netta o di sfida aperta pare trattarsi, ma di attitudini più discrete e silenziose nei confronti delle autorità da parte di un pubblico femminile soggetto ad una rigida tutela.
Stranieri di antico regime
Mercanti, giudici e consoli nella Napoli del Settecento
Roberto Zaugg



Negli Stati contemporanei, ideologicamente fondati sui principi dell’uguaglianza e della sovranità popolare, la distinzione tra cittadino e straniero costituisce una frontiera carica di significati politici, di meccanismi di esclusione e di potenzialità conflittuali. E prima? Cos’era lo “straniero” negli Stati di antico regime, in cui mancava una legittimazione nazionale e l’uguaglianza di fronte alla legge non era lontanamente contemplata? Quali diritti avevano i migranti e con quali discriminazioni dovevano fare i conti?
Puntando lo sguardo sulla Napoli settecentesca – una metropoli mediterranea attraversata da una pluralità di flussi migratori e caratterizzata dalla presenza di numerose “nazioni” mercantili – questo libro cerca di fornire delle risposte a tali domande, mostrando cosa significasse essere straniero di fronte ad un doganiere del porto, agli occhi di un ufficiale di polizia, nella percezione del governo e, soprattutto, nelle aule di uno dei numerosi tribunali che si contendevano il controllo della città.
Lo studio evidenzia che, in un contesto pervaso da una miriade di privilegi particolari, gli stranieri – e in primis i mercanti stranieri – raramente rivendicavano l’uguaglianza dei diritti. Essi tendevano, al contrario, a ribadire la loro diversità giuridica e, con il sostegno dei consoli presenti in città, spesso riuscivano ad influenzare il funzionamento delle istituzioni partenopee. Più che una definizione univoca, codificata nel diritto, lo “straniero” era insomma una categoria costantemente negoziata tra le autorità napoletane, i rappresentanti degli Stati esteri e i migranti stessi.
A cura di
Beniamino Caravita



La giustizia costituzionale in trasformazione:
la Corte costituzionale tra giudice dei diritti e giudice dei conflitti

martedì 10 luglio 2012

Cultures of popular music
Andy Bennett




This bestselling book covers popular music with each chapter examining a specific era of youth and music, including rock `n' roll, sixties countercultural rock, heavy metal, punk, reggae, rap, techno, and house. The book will be of particular interest to students of sociology, media studies, cultural studies, music, and anthropology.


GIS:
Geographic Information Systems for the Social Sciences:
Investigating Space and Place

Steven J. Steinberg, Sheila L. Steinberg

Anteprima del libro


'The Steinbergs have produced a very relevant book for the times. . . . While many books have emerged on the details of GIS, few resources exist to help teach the merger of GIS with more standard research methods. The Steinbergs accomplish this goal in a way that is readily accessible even to undergraduates.'ųTheodore Wagenaar, Miami Universityáá 'The Steinbergs take the reader through all of the essential foundations of GISā using examples drawn from the social sciences throughout. This book will be essential reading for any social scientist looking for a straightforward introduction to GIS.'ųMike Goodchild, University of California, Santa Barbaraáá Geographic Information Systems for the Social Sciences: Investigating Space and Place is the first book to take a cutting-edge approach to integrating spatial concepts into the social sciences. In this text, authors Steven J. Steinberg and Sheila L. Steinberg simplify GIS (Geographic Information Systems) for practitioners and students in the social sciences through the use of examples and actual program exercises so that they can become comfortable incorporating this research tool into their repertoire and scope of interest. The authors provide learning objectives for each chapter, chapter summaries, links to relevant Web sites, as well as suggestions for student research projects.áá Key Features:Presents step-by-step guidance for integrating GIS with both quantitative and qualitative research Provides an introduction to the use of GIS technology written at an accessible level for individuals without GIS experience while providing depth and guidance appropriate to experienced GIS usersá Offers an associated interactive Web siteųhttp:/www.socialsciencegis.orgųto provide a forum for sharing experience and ideas, input to the authors, and a variety of other examples, data, and information related to the topics covered in the text Geographic Information Systems for the Social Sciences offers a nuts-and-bolts introduction to GIS for undergraduate and graduate students taking methods courses across the social sciences. It is an excellent textbook for courses dedicated to GIS research and its applications in the fields of Sociology, Criminology, Public Health, Geography, Anthropology, Political Science, and Environmental Studies. It is also a valuable resource for any social scientist or practitioner interested in applying GIS technology to his or her work.An Instructor's Resource CD, containing PowerPoint slides, test questions, and suggested Web site links,áamong other items, is also availableáto all professors adopting this text.
Qualitative Data Analysis with ATLAS.ti
Susanne Friese



Qualitative Data Analysis with Atlas.ti is the very first book designed to guide you step-by-step through your research project using Atlas.ti. In the book, you will find clear, practical advice on preparing your data, setting up a new project in Atlas.ti, developing a coding system, asking questions, finding answers and preparing your results.

A Conceptual Guide to Statistics Using SPSS
Elliot T. Berkman
Steven P. Reise


Anteprima del libro

This book helps students develop a conceptual understanding of a variety of statistical tests by linking the statistics with the computational steps and output from SPSS. Learning how statistical ideas map onto computation in SPSS will help students build a better understanding of both. For example, seeing exactly how the concept of variance is used in SPSS-how it is converted into a number based on real data, which other concepts it is associated with, and where it appears in various statistical tests-will not only help students understand how to use statistical tests in SPSS and how to interpret their output, but will also teach them about the concept of variance itself. Each chapter begins with a student-friendly explanation of the concept behind each statistical test and how the test relates to that concept. The authors then walk through the steps to compute the test in SPSS and the output, pointing out wherever possible how the SPSS procedure and output connects back to the conceptual underpinnings of the test. Each of the steps is accompanied by annotated screen shots from SPSS, and relevant components of output are highlighted in both the text and in the figures. Sections explain the conceptual machinery underlying the statistical tests. In contrast to merely presenting the equations for computing the statistic, these sections describe the idea behind each test in plain language and help students make the connection between the ideas and SPSS procedures. These include extensive treatment of custom hypothesis testing in ANOVA, MANOVA, ANCOVA, and regression, and an entire chapter on the advanced matrix algebra functions available only through syntax in SPSS. The book will be appropriate for both advanced undergraduate and graduate level coursesin statistics"

The Sage Handbook of Social Network Analysis 
 John Scott,Peter J. Carrington




This sparkling Handbook offers an unrivalled resource for those engaged in the cutting edge field of social network analysis. Systematically, it introduces readers to the key concepts, substantive topics, central methods and prime debates. Among the specific areas covered are: o Network theory o Interdisciplinary applications o Online networks o Corporate networks o Lobbying networks o Deviant networks o Measuring devices o Key Methodologies o Software applications. The result is a peerless resource for teachers and students which offers a critical survey of the origins, basic issues and major debates. The Handbook provides a one-stop guide that will be used by readers for decades to come.

Cultural warfare and trust:
fighting the mafia in Palermo

Carina Gunnarson



Cultural warfare and trust: fighting the Mafia in Palermo concentrates on a central issue in research on democratic processes: the development of generalised trust. The existence of generalised trust and confidence in a society is decisive for economic development and an effective democracy. Is it possible to fight persistent values of distrust and non-cooperation? Is it possible to support the development of generalised trust through public action and education?The book addresses these questions by examining political efforts to combat Palermo's Mafia-controlled heritage and to turn a tradition of non-cooperation and distrust into cooperation and trust. In particular, it focuses on the school program launched in Palermo during the mid-1990s, which was designed to break the Mafia's territorial and mental control.Combining theories on social capital and civic education, the author presents and analyses new quantitative and qualitative research carried out in seven public schools in Palermo. This book will be valuable to students, academics and researchers interested in social capital and trust, Italian politics, civic education, organised crime, local government and democratic practice.